domenica 25 novembre 2012

Come riconoscere una strega




Vuoi sapere come riconoscermi?
Non è difficile riconoscere una strega: puzza di calzino, ha calze rotte e scarpe bucate, misura 42 o 44, mutandoni di lana – se riesci ad alzarmi la gonna vedrai uno spettacolo penoso -.
Di solito noi streghe siamo vecchie e brutte, con abiti neri,  gonne lunghe sino a terra stropicciate e consunte, ma sappiamo camuffarci bene. Poi brutte…ognuna è brutta a suo modo, come ogni donna bella è bella a suo modo.
Ci puoi trovare facilmente davanti alle scuole, ma anche ai giardini pubblici e in estate all’ingresso delle piscine, in attesa di bambini da preparare per il sabba…
In inverno evitiamo accuratamente gli istituti dove si fa troppa attività fisica: i bambini diventano stopposi, poco teneri. E stiamo alla larga dalle scuole in ci sono mense poco curate, che usano cibi di bassa qualità, robe industriali…puah…

Dicevamo: ci appostiamo all’uscita e teniamo d’occhio i bambini che se ne stanno soli soletti in attesa della mamma in ritardo, che non riesce a parcheggiare. E per attaccare bottone - è un classico – ci rivolgiamo da sempre alla nostra vittima con un “Ehi, bel bambino, come mai tutto solo, vieni qui che ti do questo bel dolcetto (o caramella, o bastoncino di zucchero, o cioccolato). E’ buonissimo sai… e stai tranquillo, ora la mamma arriva.”  Funziona quasi sempre. I bambini  sono assai vulnerabili. Perché le mamme di oggi li  mettono in guardia dai pedofili, dai computer,  dagli extracomunitari, dagli  estranei in genere, ma non parlano mai di streghe, appartenenti al mondo delle paure fuori moda.  E a questo punto il bambino prende le caramelle e, mentre gusta  l’aroma squisito di fragola, mela o uva – ovviamente  le prepariamo noi, con nostre mani, utilizzando frutta di stagione e coloranti vegetali –  ecco che in un attimo la strega di turno lo afferra con le dita artigliate, e lo fa sparire in un battibaleno sotto il mantello nero. Di solito il bambino non urla, perché  ha la bocca piena ed è concentrato sulla bontà del misto bosco, ma se urla basta tappargli la bocca con la mano. Per portarlo a casa lo si carica sulla scopa, ma a volte si fa uso dell’auto o dei mezzi pubblici, a seconda della stagione.

Ritorniamo all’argomento: come riconoscere una strega.
Nel caso di abbigliamento tradizionale, non sarebbe difficile individuarci: ma i bambini sono come già detto impreparati, ingenui, rintronati magari dal tempo pieno (preferiamo infatti appostarci nel tardo pomeriggio, con l’ulteriore vantaggio che col buio diamo meno nell’occhio). A volte capita un bambino cretino che urla “guarda quella che strega”, non già perché abbia individuato una di  noi, ma per far dello spirito sulla nostra bruttezza. In tal caso basta una gomitata nello stomaco del pargolo o, non visti, un potente calcio nel sedere. Poi, se qualcuno dei passanti o genitori sopraggiunti nel frattempo fa osservazioni del tipo “ma guarda questa come si è conciata! C’è ancora qualche ex sessantottina in giro”, basta sorridere benevolmente (come dire: hai ragione, ma non mi offendo).

Molto più difficile è riconoscere le streghe giovani – meno di duecento anni - in abiti di foggia novecentesca. Il trucco per individuarle è far caso alle scarpe e ai mutandoni (questi di solito non si vedono, salvo che spuntino fuori da gonne troppo corte). Sono proprio queste moderne colleghe che, passando inosservate, riescono a catturare più bambini.
Qui mi fermo, non voglio svelare troppi segreti –   è evidente, non mi conviene –, ma vorrei precisare che non sono di solito streghe  le maestre che urlano e le signore che per strada inveiscono contro i bambini maleducati … Le vere streghe si presentano, contrariamente alle aspettative, con un aspetto gentile e  accattivante.  La frase che le porta inequivocabilmente allo scoperto è  “Bel bambino, vieni qui, guarda cosa ti do…”
Ricordo poi che l’abilità della strega sta nel camuffarsi, nascondersi e trasformarsi, a seconda delle occasioni: sono la donnina dall’aria innocua a cui cedi il posto sul bus, sono la bidella, la zia, la commessa del supermercato. Bel bambino… qualcuno ti ha detto così, vero? 
E per le feste non puoi immaginare come divento bella ed elegante…
Posso essere tutto…
Sono una strega.





Paste di pastafrolla

Ingredienti:
mezzo chilo di farina
2,5 hg di burro
2 hg di zucchero
1 uovo intero e un rosso
Un cucchiaino di lievito
Una busta di vanillina (facoltativa)

Impastare gli ingredienti disposti a fontana sulla tavola di legno o in una ciotola grande: disporre la  farina (più lievito)  per prima, fare  un buco in mezzo; mettere all’interno lo zucchero, il burro ammorbidito a temperatura ambiente  e le uova. Impastare. Se l’impasto non si amalgama facilmente, aggiungere poco latte.
E’ possibile apportare delle varianti; ad esempio, per ridurre l’apporto di calorie e grassi, si può diminuire la quantità di burro, aggiungendo del latte.
Ottenuto un impasto sodo, si procede a creare paste di forme a scelta: si stende una piccola quantità di pasta sulla tavola di legno o sul ripiano della cucina, dopo aver infarinato la superficie. Per stendere la pasta ci si può aiutare con un mattarello;  tagliare i biscotti utilizzando gli stampini. Un metodo più sbrigativo  per ritagliare le paste è utilizzare la rotella per i ravioli: si ottengono così dei rettangoli dai bordi frastagliati.
Si possono fare paste a forma di funghetto, mescolando ad un po’ di impasto della polvere di cioccolato.
Cuocere a 180 gradi per 10 minuti. 

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