I
bambini, preoccupati, seguivano con gli occhi Kevin, che si era allontanato in
silenzio. Non precedeva verso la città, aveva preso la direzione opposta. Verso
Gamondio, verso il castello.
-
Ma cosa fa,
incosciente!
-
Pazzo, dove va...
Guardarono
in viso Mafalda, in ricerca di una spiegazione, o almeno di rassicurazione.
E
trovarono quel che cercavano nei suoi occhi scuri, profondi come il mare di
notte. In quello sguardo la calma e la comprensione di chi sapeva dei secoli
passati e di quelli a venire, di tutto il bello e il brutto del mondo. Così placarono
le proprie ansie. L’amico carissimo non si sarebbe perso. Si abbracciarono e
abbracciarono la strega.
-
Mocciosi lagnosi
appiccicosi mammosi e quant’altro, aprite gli occhi: vedete quel bozzo nella
tasca dei pantaloni di Kevin?
-
Sì, sì. Ma cosa
può essere di così importante?
-
Sciocchi! Non
vedete che qualcosa sporge dalla tasca? qualcosa di luccicante…
-
Sì sì, qualcosa
di dorato!
-
Non può essere,
Mafalda… sono chiavi?
-
Chiavi dorate… no!
Le chiavi del castello! Se le è tenute lui!
-
Va al castello!
-
Al castello di
Barbablù.
-
E questa volta è
solo!
-
No! Che paura!
Non hai paura tu, Mafalda?
-
Dimentichi chi
sono - il viso della vecchia era sereno.
-
Ma lui non è che
un bambino!
-
Ormai un ragazzo.
E non fa certo difetto di arguzia e coraggio
-
Ma cosa vuol fare
mai, ormai il perfido Barbablù è
sconfitto!
Prenderà il castello forse?
-
Io non capisco,
non capisco nulla!
-
Sei piccola
Alice, che vuoi capire tu…
-
Fatemi parlare. –
intervenne Mafalda. –
Kevin è coraggioso e arguto.
E’ generoso e fiero…
-
Ma che se ne fa
di quel castello maledetto?
Lui non ambisce a ricchezze e potere.
Perché rischiare la vita?
-
Perché ama le
sfide.
Ama le imprese difficili.
-
Impossibili... –
Paolo scrollava il capo.
-
Subito l’ho
capito, quando l’ho visto e mi ha sfidata. - Sorrise Mafalda, si sarebbe detto
dolcemente.
-
Ma tu lo
proteggerai, vero?
E’ poco più che un bambino, come noi.
-
State tranquilli,
tornatevene a casa. Lo sorveglierò, anche se di protezione non ha granché bisogno.
-
Lo rivedremo?
-
Tornerà. Lo aspetterò.
-
Lo aspetteremo.
-
E sentiremo delle
sue avventure in tivù.
-
Sai cosa penso, Mafalda…
-
Dimmi.
-
Potrebbe essere
tuo nipote, Kevin.
-
Che sciocchezze! Sparite
mocciosi, mi venite a noia, sciò, sciò.
-
Strega cattiva.
-
Brutta.
-
Vecchia.
-
Puzza di calzino.
-
Rughe e nasone.
-
Sciò, sparite su.
La
vecchia seguì con lo sguardo o bambini che si allontanavano ridendo. Paolo
insegnava ad Alice “un due tre e un balzo”, la danza goffa del pifferaio di
Hamelin.
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