domenica 25 novembre 2012

Magie




In un pomeriggio tiepido i ragazzi erano tutti  in giardino, alle prese con le prime magie. Paolo, seduto sul prato,  consultava un grosso tomo, e sbirciava ogni tanto i traffici di Kevin, che sembrava pronto a combinarne una delle sue.
-         Eccolo lì, sbruffone, che armeggia con la scopa. Cosa si metterà in testa ora? Non vorrà mica … volare?
-         Che ci vuole a farla funzionare questa? Ho già guidato un’auto!
-         Tu, un’auto? A dodici anni?
-         No. Ne ho tredici!
Paolo abbassò gli occhi sul suo libro di magie: Come trasformare un gatto nero…
-         Eccomi pronto alla partenza. Farò un giretto. Frida, vieni a vedere…
-         Guarda che è una scopa, mica ha le marce, come pensi di metterla in moto? Non è neanche un aspirapolvere, niente leve e pulsanti. – Chissà perché dava tanto sui nervi a Paolo quello sciocco vanesio.
-         Certo. Servono le formule. Le so a memoria. Abra…
-         Scusa scusa. – Paolo tornò ad abbassare gli occhi sul suo libro.
-         Eccomi pronto a partire. Uno due tre pronti… – Kevin, a cavallo della scopa, guardava lo spazio oltre il giardino e il bosco con espressione concentrata.
-         Gatto nero…  polvere di drago… pagina 354… - Paolo si tappava le orecchie con le mani, cercando inutilmente di isolarsi dal vociare lì intorno.
-         Viaaaaaa…
Voloooooo….
-         Dove va quel cretino… Però, ce l’ha fatta! – Paolo prese a interessarsi all’impresa -  Eccolo dietro il gelso. Prende velocità… E guarda quelle due oche, lì ad applaudire!
-         Kevin. Oh, dove va Kevin! – esclamò Alice, seriamente preoccupata.
-         Allora, 354… - Paolo era incuriosito, ma non voleva certo che gli altri  notassero il suo interesse.
-         Bravo Kevin! Oh, guardate come va in alto. Com’è vicino al sole! – applaudiva Frida. - Ora però scendi. Ma che fai… Sterzaaaaa…
-         Prendere un gatto nero, un pizzico di polvere di drago… - Paolo ritornò alle sue formule. -  Ma che succede, cos’è questo rumore? Meglio che vada a vedere.
-         Paolo! Corri, corri! Si è schiantato contro il ciliegio!
Eccolo, Kevin, appeso a un ramo, con le gambe penzoloni, che urlava. E urlavano anche le bambine, agitate.
-         Ci penso io, come al solito. Venite, Frida e Alice. Ci sono delle balle di paglia nella vecchia stalla. Aiutatemi, mettiamole qui, sì così.
Ora lasciati andare, grande pilota.
-         Scemo.

In una nuvola di polvere e pagliuzze, Kevin atterrò.
-         Ecco, sei salvo. Ora posso tornare ai miei libri, se mi lasciate in pace.
Frida spalmò la pomata trovata a casa della strega, “pomata per bozzi causati da incidenti della scopa volante contro il ciliegio”, e massaggiò amorevolmente la fronte del povero Kevin, mortificato per non aver saputo dire per tempo Abracadabragirareadestra ed essersi trovato contro l’albero, miseramente impigliato ad un ramo a dieci metri da terra.
Il motivo per cui non era arrivato a tempo era che Frida dal basso sorrideva e applaudiva, e diceva bravo bravo, e lui si era distratto e emozionato.
E questa debolezza non avrebbe potuto spiegarla né a Frida né agli altri amici.
La pomata spalmata da Frida ammansì Kevin. Che si riconciliò rapidamente con lo stizzoso Paolo e col mondo.

Dopo mezz’ora era di nuovo in piedi, e i riccioli neri  incolti nascondevano il bozzo sulla fronte. La strega non si sarebbe accorta di niente.
-         Paolo, ti do una  mano, vuoi?
-         Questa non è roba per piloti. Ci sono formule scritte in lingue incomprensibili, bisogna capire, interpretare…Ok, vieni. Dobbiamo cercare polvere di drago, coda di rospo… controlliamo i barattoli nella stanza di Mafalda. E parliamo piano, che Belzebù non si insospettisca… 
Trovati tutti gli ingredienti, li pesarono col bilancino, poi soffiarono la polverina impalpabile sull’ignaro Belzebù, che ronfava acciambellato al sole.
Ed eccolo in un attimo trasformato in un coniglietto bianco, piccolo come Ice.
Alice non fece in tempo ad esclamare: - Che carino, vieni vieni...  – desiderosa di coccolarlo e farlo giocare, che arrivò al galoppo Maya, ansimante. Non avevano previsto questa incompatibilità. Maya voleva a tutti i costi catturare il coniglietto, e non  sembrava avesse buone intenzioni. Lo inseguì per tutto il giardino e il cortile, e poi in casa, fino a che la preda si rifugiò nella casetta delle Barbie di Alice. Maya restò a piantonare con impegno la stanzetta, annusando il pavimento sotto la porta.
-         E’ ora di restituire a Belzebù la sua dignità di gatto. – decise Paolo. – Oltretutto è l’animale preferito di Mafalda; tra un po’ ritorna, e se mai si accorge di cosa è successo…
-         E come fare? Qui nel formulario ci sono le istruzioni gatto – coniglio, ma non coniglio – gatto!
-         Sarebbe stato il caso di sincerarsene prima!- avrebbe voluto dire Kevin, ma ritenne opportuno tacere.  
Si misero a frugare fra i libri di magia, fino a che trovarono il libro degli antidoti, e Belzebù fu salvo. Se ne restò offeso per un giorno intero in solaio.  

Mentre Paolo, Kevin e Frida consultavano i libri magici, Alice prese anche lei un volume, “Manuale per la preparazione di mele avvelenate” e, scimmiottando i grandi, fece finta di leggere le formule, ché lei leggere non sapeva ancora, avendo solo cinque anni. Sfogliando il testo, trovò quale segnalibro un pezzettino di stoffa azzurra, spiegazzata e macchiata di muffa. Sventolò lo straccetto, che all’aria diventò sempre più grande e si afflosciò a terra. Un lenzuolo di seta azzurra? Ma qualcosa si muoveva sotto la stoffa. Due gambette secche inguainate in una calzamaglia azzurra anch’essa spuntarono fuori dal lenzuolo.  E i bambini si trovano di fronte a  un autentico principe azzurro. E il lenzuolo non era nient’altro che il suo mantello.
-         Grazie, grazie. Da secoli stavo in quel libro. Ma lei dov’è? – e cominciò a guardarsi intorno, senza dedicare grande attenzione ai ragazzi.
-         Lei chi?
-         Come chi? La principessa!
I bambini si scambiarono degli sguardi perplessi.
-         Guarda che stai facendo confusione. Qui ci siamo solo noi, e tra poco arriva Mafalda, e ti consiglio si starle alla larga. Questa non è una storia di principi e principesse, ma di streghe, bambini e animali.
-         Ma chi è questa splendida fanciulla dai riccioli fulvi? – e ridacchiava coprendosi la bocca con la mano -  Che simpatiche efelidi! Che buffo, una principessa dai capelli rossi! Vi ho riconosciuta nonostante l’inconsueto abbigliamento - e fece un buffo inchino dinnanzi a Frida, in tuta da ginnastica, che se la rideva di tante moine.
-         Inconsueto abbigliamento il mio? – si stupì Frida, guardando le gambette inguainate nella seta azzurra.   
Kevin, irritato, si sarebbe detto quasi geloso, si fece avanti:
-         Forse non siamo stati chiari: questo non è posto per te. – Non era cortese, ma quel tontolone in calzamaglia con un ridicolo pagliaccetto rigonfio sul sedere non gli stava niente simpatico. – Poi abbiamo da fare, dobbiamo andare a riparare la scopa volante, rimettere a posto formulari e ampolle: quando torna Mafalda dev’essere tutto a posto. Non abbiamo tempo per te.  Se vuoi puoi fermarti a far merenda con noi, poi te ne torni bravo bravo nel tuo libro.
-         No, non voglio – pestò i piedi il principino imbronciato. – Lasciatemi almeno provare questa, così potrò dire di aver adempiuto al mio compito… - mostrò una scarpina di cristallo. Permette, fanciulla?
-         Frida non accennava a togliersi le scarpe da ginnastica
-         Questo è il primo rifiuto, tutte le fanciulle vogliono provare la scarpina, nella speranza di diventare regine!
Pazienza. Andrò  per il mondo a cercare Lei…
-         Ma sei pazzo? Vestito così?
-         Darai nell’occhio, ti chiederanno da dove vieni, e magari racconterai di noi, e ci toccherà tornare a casa. E noi qui ci divertiamo troppo.
Il principino piagnucolava, continuava con i suoi voglio voglio… soffiandosi rumorosamente il naso con la mantellina. I ragazzi non ne potevano più.
Determinante fu qui l’intervento  di Alice (anche a lei era venuto  a noia il principe frignone), che ebbe un’intuizione felice:  premette il pulsante di spegnimento del telecomando. Clic. Con gran sollievo di tutti, il principe sparì.



Merende:

Torta di nocciole

Ingredienti:
2 etti per ognuno sei seguenti  ingredienti:
zucchero, burro, farina, nocciole tostate e tritate.
Un tuorlo.
Un cucchiaino di lievito per dolci.

Disporre a fontana farina e lievito, nocciole, zucchero, burro ammorbidito e uovo. Mescolare-
Cuocere a 180-200 gradi per mezz’ora.

Con lo stesso impasto si possono fare i baci di dama, formando delle palline da disporre distanziate fra loro sulla carta da  forno. Unire le palline poi con cioccolato al latte o fondente sciolto in un tegamino con l’aggiunta di poco latte.
I baci di dama devono cuocere pochissimo, 10 minuti…




Torta di amaretti

Ingredienti:
3 uova
1 etto di burro
2 etti di zucchero
1,5 etti di farina
1,5 etti di fecola
Mezzo bicchiere di marsala
3 amaretti
Una bustina di lievito

Mescolare il burro ammorbidito a temperatura ambiente e lo zucchero. Aggiungere i tuorli e poi gli altri ingredienti.
Cuocere a 180 gradi per 30-35 minuti. 

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