In
un pomeriggio tiepido i ragazzi erano tutti
in giardino, alle prese con le prime magie. Paolo, seduto sul prato, consultava un grosso tomo, e sbirciava ogni
tanto i traffici di Kevin, che sembrava pronto a combinarne una delle sue.
-
Eccolo lì,
sbruffone, che armeggia con la scopa. Cosa si metterà in testa ora? Non vorrà
mica … volare?
-
Che ci vuole a
farla funzionare questa? Ho già guidato un’auto!
-
Tu, un’auto? A
dodici anni?
-
No. Ne ho tredici!
Paolo abbassò gli occhi sul suo libro di magie: Come
trasformare un gatto nero…
-
Eccomi pronto
alla partenza. Farò un giretto. Frida, vieni a vedere…
-
Guarda che è una
scopa, mica ha le marce, come pensi di metterla in moto? Non è neanche un
aspirapolvere, niente leve e pulsanti. – Chissà perché dava tanto sui nervi a
Paolo quello sciocco vanesio.
-
Certo. Servono le
formule. Le so a memoria. Abra…
-
Scusa scusa. –
Paolo tornò ad abbassare gli occhi sul suo libro.
-
Eccomi pronto a partire.
Uno due tre pronti… – Kevin, a cavallo della scopa, guardava lo spazio oltre il
giardino e il bosco con espressione concentrata.
-
Gatto nero… polvere di drago… pagina 354… - Paolo si
tappava le orecchie con le mani, cercando inutilmente di isolarsi dal vociare
lì intorno.
-
Viaaaaaa…
Voloooooo….
-
Dove va quel
cretino… Però, ce l’ha fatta! – Paolo prese a interessarsi all’impresa - Eccolo dietro il gelso. Prende velocità… E
guarda quelle due oche, lì ad applaudire!
-
Kevin. Oh, dove
va Kevin! – esclamò Alice, seriamente preoccupata.
-
Allora, 354… -
Paolo era incuriosito, ma non voleva certo che gli altri notassero il suo interesse.
-
Bravo Kevin! Oh,
guardate come va in alto. Com’è vicino al sole! – applaudiva Frida. - Ora però
scendi. Ma che fai… Sterzaaaaa…
-
Prendere un gatto
nero, un pizzico di polvere di drago… - Paolo ritornò alle sue formule. - Ma che succede, cos’è questo rumore? Meglio
che vada a vedere.
-
Paolo! Corri, corri!
Si è schiantato contro il ciliegio!
Eccolo, Kevin, appeso a un ramo, con le gambe
penzoloni, che urlava. E urlavano anche le bambine, agitate.
-
Ci penso io, come
al solito. Venite, Frida e Alice. Ci sono delle balle di paglia nella vecchia stalla.
Aiutatemi, mettiamole qui, sì così.
Ora lasciati andare, grande pilota.
-
Scemo.
In
una nuvola di polvere e pagliuzze, Kevin atterrò.
-
Ecco, sei salvo. Ora
posso tornare ai miei libri, se mi lasciate in pace.
Frida
spalmò la pomata trovata a casa della strega, “pomata per bozzi causati da
incidenti della scopa volante contro il ciliegio”, e massaggiò amorevolmente la
fronte del povero Kevin, mortificato per non aver saputo dire per tempo Abracadabragirareadestra
ed essersi trovato contro l’albero, miseramente impigliato ad un ramo a dieci
metri da terra.
Il
motivo per cui non era arrivato a tempo era che Frida dal basso sorrideva e
applaudiva, e diceva bravo bravo, e lui si era distratto e emozionato.
E
questa debolezza non avrebbe potuto spiegarla né a Frida né agli altri amici.
La
pomata spalmata da Frida ammansì Kevin. Che si riconciliò rapidamente con lo
stizzoso Paolo e col mondo.
Dopo
mezz’ora era di nuovo in piedi, e i riccioli neri incolti nascondevano il bozzo sulla fronte.
La strega non si sarebbe accorta di niente.
-
Paolo, ti do
una mano, vuoi?
-
Questa non è roba
per piloti. Ci sono formule scritte in lingue incomprensibili, bisogna capire,
interpretare…Ok, vieni. Dobbiamo cercare polvere di drago, coda di rospo… controlliamo
i barattoli nella stanza di Mafalda. E parliamo piano, che Belzebù non si
insospettisca…
Trovati
tutti gli ingredienti, li pesarono col bilancino, poi soffiarono la polverina
impalpabile sull’ignaro Belzebù, che ronfava acciambellato al sole.
Ed
eccolo in un attimo trasformato in un coniglietto bianco, piccolo come Ice.
Alice
non fece in tempo ad esclamare: - Che carino, vieni vieni... – desiderosa di coccolarlo e farlo giocare,
che arrivò al galoppo Maya, ansimante. Non avevano previsto questa
incompatibilità. Maya voleva a tutti i costi catturare il coniglietto, e non sembrava avesse buone intenzioni. Lo inseguì
per tutto il giardino e il cortile, e poi in casa, fino a che la preda si
rifugiò nella casetta delle Barbie di Alice. Maya restò a piantonare con
impegno la stanzetta, annusando il pavimento sotto la porta.
-
E’ ora di
restituire a Belzebù la sua dignità di gatto. – decise Paolo. – Oltretutto è
l’animale preferito di Mafalda; tra un po’ ritorna, e se mai si accorge di cosa
è successo…
-
E come fare? Qui
nel formulario ci sono le istruzioni gatto – coniglio, ma non coniglio – gatto!
-
Sarebbe stato il
caso di sincerarsene prima!- avrebbe voluto dire Kevin, ma ritenne opportuno
tacere.
Si
misero a frugare fra i libri di magia, fino a che trovarono il libro degli
antidoti, e Belzebù fu salvo. Se ne restò offeso per un giorno intero in
solaio.
Mentre
Paolo, Kevin e Frida consultavano i libri magici, Alice prese anche lei un volume,
“Manuale per la preparazione di mele avvelenate” e, scimmiottando i grandi,
fece finta di leggere le formule, ché lei leggere non sapeva ancora, avendo
solo cinque anni. Sfogliando il testo, trovò quale segnalibro un pezzettino di
stoffa azzurra, spiegazzata e macchiata di muffa. Sventolò lo straccetto, che
all’aria diventò sempre più grande e si afflosciò a terra. Un lenzuolo di seta
azzurra? Ma qualcosa si muoveva sotto la stoffa. Due gambette secche inguainate
in una calzamaglia azzurra anch’essa spuntarono fuori dal lenzuolo. E i bambini si trovano di fronte a un autentico principe azzurro. E il lenzuolo non
era nient’altro che il suo mantello.
-
Grazie, grazie.
Da secoli stavo in quel libro. Ma lei dov’è? – e cominciò a guardarsi intorno,
senza dedicare grande attenzione ai ragazzi.
-
Lei chi?
-
Come chi? La
principessa!
I
bambini si scambiarono degli sguardi perplessi.
-
Guarda che stai facendo
confusione. Qui ci siamo solo noi, e tra poco arriva Mafalda, e ti consiglio si
starle alla larga. Questa non è una storia di principi e principesse, ma di
streghe, bambini e animali.
-
Ma chi è questa splendida
fanciulla dai riccioli fulvi? – e ridacchiava coprendosi la bocca con la mano
- Che simpatiche efelidi! Che buffo, una
principessa dai capelli rossi! Vi ho riconosciuta nonostante l’inconsueto
abbigliamento - e fece un buffo inchino dinnanzi a Frida, in tuta da ginnastica,
che se la rideva di tante moine.
-
Inconsueto
abbigliamento il mio? – si stupì Frida, guardando le gambette inguainate nella
seta azzurra.
Kevin,
irritato, si sarebbe detto quasi geloso, si fece avanti:
-
Forse non siamo
stati chiari: questo non è posto per te. – Non era cortese, ma quel tontolone
in calzamaglia con un ridicolo pagliaccetto rigonfio sul sedere non gli stava
niente simpatico. – Poi abbiamo da fare, dobbiamo andare a riparare la scopa
volante, rimettere a posto formulari e ampolle: quando torna Mafalda dev’essere
tutto a posto. Non abbiamo tempo per te. Se vuoi puoi fermarti a far merenda con noi,
poi te ne torni bravo bravo nel tuo libro.
-
No, non voglio –
pestò i piedi il principino imbronciato. – Lasciatemi almeno provare questa,
così potrò dire di aver adempiuto al mio compito… - mostrò una scarpina di
cristallo. Permette, fanciulla?
-
Frida non
accennava a togliersi le scarpe da ginnastica
-
Questo è il primo
rifiuto, tutte le fanciulle vogliono provare la scarpina, nella speranza di
diventare regine!
Pazienza. Andrò per il mondo a cercare Lei…
-
Ma sei pazzo?
Vestito così?
-
Darai
nell’occhio, ti chiederanno da dove vieni, e magari racconterai di noi, e ci toccherà
tornare a casa. E noi qui ci divertiamo troppo.
Il principino piagnucolava, continuava con i suoi voglio
voglio… soffiandosi rumorosamente il naso con la mantellina. I ragazzi non ne
potevano più.
Determinante fu qui l’intervento di Alice (anche a lei era venuto a noia il principe frignone), che ebbe
un’intuizione felice: premette il
pulsante di spegnimento del telecomando. Clic. Con gran sollievo di tutti, il
principe sparì.
Merende:
Torta di nocciole
Ingredienti:
2 etti per ognuno sei seguenti ingredienti:
zucchero, burro, farina, nocciole tostate e tritate.
Un tuorlo.
Un cucchiaino di lievito per dolci.
Disporre a fontana farina e lievito, nocciole,
zucchero, burro ammorbidito e uovo. Mescolare-
Cuocere a 180-200 gradi per mezz’ora.
Con lo stesso impasto si possono fare i baci di dama,
formando delle palline da disporre distanziate fra loro sulla carta da forno. Unire le palline poi con cioccolato al
latte o fondente sciolto in un tegamino con l’aggiunta di poco latte.
I baci di dama devono cuocere pochissimo, 10 minuti…
Torta di amaretti
Ingredienti:
3 uova
1 etto di burro
2 etti di zucchero
1,5 etti di farina
1,5 etti di fecola
Mezzo bicchiere di marsala
3 amaretti
Una bustina di lievito
Mescolare il burro ammorbidito a temperatura ambiente
e lo zucchero. Aggiungere i tuorli e poi gli altri ingredienti.
Cuocere a 180 gradi per 30-35 minuti.
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