I ragazzi
come al solito tiravano tardi, seduti sulle panche di legno sotto il pergolato,
alla luce fioca di un’antica lanterna a petrolio, con davanti una bottiglia di
succo di ciliegia, sfuggita all’ingordigia di Dracula. Paolo, Frida e Kevin
parlavano del ritorno.
Alice
era andata a letto presto, ma si era svegliata sentendoli argomentare a voce
alta e con toni concitati, e li aveva raggiunti. Al suo arrivo si zittirono
tutti, e lei imbronciata:
-
State tutti
zitti? Pensate che è colpa mia, lo so. E’ sempre colpa mia…
-
Ma no, sei solo
piccola. - Kevin le diede uno spintone
affettuoso.
-
Poi che c’è di
strano se voglio la mamma.
-
Hai ragione,
anch’io la vorrei. – osservò Kevin.
-
Vorrei la mamma e
Mafalda.
-
Non si può, lo sai.
-
Perché no?
-
Mafalda non
possiamo portarla con noi, è di un altro mondo, di un altro tempo…
-
E’ una strega, te
ne sei dimenticata, Alice? Non c’è posto per le streghe da noi… - intervenne
Paolo - E’ malefica, si porterebbe dietro Barbablù, Morgana, Maya…
-
Inviterebbe a
cena gli angeli del male, - proseguì
Frida -
Regina, Dracula, Orco…
-
E poi,
soprattutto, mangia i bambini… - era Alice a trovare nuovi argomenti, per
convincersi.
-
Ma smettila Alice,
chi ci crede più a questa panzana?
-
E’ vero, siamo
qui da mesi, e non ci ha neanche assaggiato.
-
Anzi, ha cucinato
cose buonissime per noi.
-
Le cose che ci
piacciono di più.
-
Agnolotti!
-
Torte!
-
Pane acqua e
zucchero! – intervenne Alice.
-
Ci ha fatto
giocare coi tarocchi.
-
E spiegato le
magie.
-
E raccontato di
malefici, e roghi, e profezie.
-
E ha confezionato per noi orridi caldi maglioni
con la lana grezza che stava nella cassapanca da secoli.
-
Ché le bastava
mettere in un pentolone una scarpa vecchia, qualche fiore di parpaio, un
giornale vecchio e due gocce magiche per avere una felpa nuova di zecca senza alcuna
fatica.
-
E mi ha fatto
fare il bagno nella tinozza in cortile. E mi ha tagliato i capelli. Corti, alla
moda. Con la punta da una parte. Come Biancaneve, la sua biancaneve. – Era di
nuovo Alice, a intrufolarsi.
-
E asciugato tante
volte il naso.
-
Che cola sempre.
-
E il costume di
carnevale in estate.
-
E le formine con
la sabbia in cortile.
-
E ci ha
portato alla fiera di Gamondio,
splendida!
-
E ha combinato
feste strepitose…
-
E forse, se ha
fatto tutte queste cose per noi, con noi…
-
Forse, ci vuole
bene.
-
Forse la strega…
i bambini… forse che non li mangi affatto?
-
Forse.
-
Forse anche noi
le vogliamo bene
-
Forse.
-
Allora, comunque
è una strega, e non possiamo avere allo stesso tempo la nostra famiglia e lei.
-
Non potrà venire
a trovarci.
-
Ma noi potremo
venire da lei?
-
Non sarà facile,
ma stai tranquilla Alice, troveremo il modo.
Kevin
non partecipava più alla conversazione. Se ne stava in disparte, cupo e
malinconico. Non aveva mai nominato i suoi genitori, neanche nei giorni
precedenti. E in televisione non era mai comparsa la sua famiglia, nessuno
reclamava la sua liberazione.
Pane acqua e zucchero
Tagliare a metà un panino. Bagnare la
superficie con acqua. Appoggiare il pane sullo zucchero. Tutto qui.
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