domenica 25 novembre 2012

La notte di Alice



 
I ragazzi come al solito tiravano tardi, seduti sulle panche di legno sotto il pergolato, alla luce fioca di un’antica lanterna a petrolio, con davanti una bottiglia di succo di ciliegia, sfuggita all’ingordigia di Dracula. Paolo, Frida e Kevin parlavano del ritorno.
Alice era andata a letto presto, ma si era svegliata sentendoli argomentare a voce alta e con toni concitati, e li aveva raggiunti. Al suo arrivo si zittirono tutti, e lei imbronciata:
-         State tutti zitti? Pensate che è colpa mia, lo so. E’ sempre colpa mia…
-         Ma no, sei solo piccola. -  Kevin le diede uno spintone affettuoso.
-         Poi che c’è di strano se voglio la mamma.                    
-         Hai ragione, anch’io la vorrei. – osservò Kevin.
-         Vorrei la mamma e Mafalda.
-         Non si può,  lo sai.
-         Perché no?
-         Mafalda non possiamo portarla con noi, è di un altro mondo, di un altro tempo…
-         E’ una strega, te ne sei dimenticata, Alice? Non c’è posto per le streghe da noi… - intervenne Paolo - E’ malefica, si porterebbe dietro Barbablù, Morgana, Maya…
-         Inviterebbe a cena gli angeli del male, -  proseguì Frida -
Regina, Dracula, Orco…
-         E poi, soprattutto, mangia i bambini… - era Alice a trovare nuovi argomenti, per convincersi.
-         Ma smettila Alice, chi ci crede più a questa panzana?
-         E’ vero, siamo qui da mesi, e non ci ha neanche assaggiato.
-         Anzi, ha cucinato cose buonissime per noi.
-         Le cose che ci piacciono di più.
-         Agnolotti!
-         Torte!
-         Pane acqua e zucchero! – intervenne Alice.
-         Ci ha fatto giocare coi tarocchi.
-         E spiegato le magie.
-         E raccontato di malefici, e roghi, e profezie.
-         E  ha confezionato per noi orridi caldi maglioni con la lana grezza che stava nella cassapanca da secoli.
-         Ché le bastava mettere in un pentolone una scarpa vecchia, qualche fiore di parpaio, un giornale vecchio e due gocce magiche per avere una felpa nuova di zecca senza alcuna fatica.
-         E mi ha fatto fare il bagno nella tinozza in cortile. E mi ha tagliato i capelli. Corti, alla moda. Con la punta da una parte. Come Biancaneve, la sua biancaneve. – Era di nuovo Alice, a intrufolarsi.
-         E asciugato tante volte il naso.
-         Che cola sempre.
-         E il costume di carnevale in estate.
-         E le formine con la sabbia in cortile.
-         E ci ha portato  alla fiera di Gamondio, splendida!
-         E ha combinato feste strepitose…
-         E forse, se ha fatto tutte queste cose per noi, con noi…
-         Forse, ci vuole bene.
-         Forse la strega… i bambini… forse che non li mangi affatto?
-         Forse.
-         Forse anche noi le vogliamo bene
-         Forse.
-         Allora, comunque è una strega, e non possiamo avere allo stesso tempo la nostra famiglia e lei.
-         Non potrà venire a trovarci.
-         Ma noi potremo venire da lei?
-         Non sarà facile, ma stai tranquilla Alice, troveremo il modo.
Kevin non partecipava più alla conversazione. Se ne stava in disparte, cupo e malinconico. Non aveva mai nominato i suoi genitori, neanche nei giorni precedenti. E in televisione non era mai comparsa la sua famiglia, nessuno reclamava la sua liberazione.




Pane acqua e zucchero

Tagliare a metà un panino. Bagnare la superficie con acqua. Appoggiare il pane sullo zucchero. Tutto qui.

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