domenica 25 novembre 2012

La casa della strega




La strega abitava in una casa di campagna di mattoni  rossi dall’aria abbandonata e semidiroccata, a cui si arrivava da un sentiero impervio che correva fra campi incolti infestati di rovi e gramigna, su per la collina. La costruzione era coperta alla vista dei viandanti da una recinzione alta, essa pure di mattoni rossi, con in cima vetri di bottiglia, da cui spuntava la chioma verde di alberi rigogliosi. La vecchia procedeva cauta, col suo fardello ingombrante, ma non temeva di dare nell’occhio; di lì non passava quasi mai nessuno, e nei dintorni non si sospettava che la casa fosse abitata. Anzi, i vicini si tenevano bene ben alla larga, a causa di dicerie su oscuri malefici che lì si consumavano. Nel paese vicino addirittura girava voce che la casa fosse… stregata.

In fondo al viottolo, ecco una porticina di legno. La strega arrivò  all’imbrunire. Entrò con i due prigionieri, Alice e Paolo,  lasciando un attimo la porta accostata, per dar tempo all’ombra  che la seguiva di raggiungerla. Kevin scivolò all’interno, senza un saluto o una parola qualsiasi; allora la vecchia chiuse a chiave a doppia mandata. Mentre Kevin già curiosava in giro, per niente in soggezione,  i riccioli biondi di Alice fecero capolino fra le verdure della cesta, e il viso tondo e occhialuto di Paolo sbucò dal pesante mantello.
Sudiciume ovunque. Alice arricciò il naso, più schifata che impaurita. Paolo, allergico a tutto, starnutì. La stanza, che doveva servire da sala da pranzo e da cucina, aveva qualcosa di irreale, conteneva mobili e oggetti che non erano di uso comune, che non avevano mai visto nella loro casa, o da parenti e amici: sulla credenza c’erano un  candelabro con diavoli sui tredici bracci, un grosso anello nero con intarsiato un teschio, pezzi ci pietra lavica, corni, penne colorate enormi… e, appesi al muro, un’ascia, una spada tutta lavorata… Kevin osservava gli strani oggetti magici cercando di capire.  
-         Sembra di stare in una fiaba. Una fiaba triste! - disse Alice perplessa e impaurita.
-         Sembra di stare in un libro di storia! – cominciava anche Paolo a interessarsi allo strano luogo. Scuotendosi dal torpore osservava anche lui incuriosito quelli che dovevano essere probabilmente oggetti di magia.

La strega li mollò lì, sicura che non avrebbero potuto fuggire, avendo sprangato porte e finestre. Sistemò le sue ceste, si tolse cappello, pastrano e mantellina di lana, rimanendo con un abito informe, di colore nero come tutto il resto dell’abbigliamento. Accese il lume a petrolio e alcune candele, e poi il caminetto. Era primavera appena iniziata, e la sera faceva ancora freddo.
 
Si fecero avanti Belzebù e Morgana, uniche creature amate dalla strega, ad accogliere gli ospiti-prigionieri.
Belzebù, gatto nero e spelacchiato, urlò rizzando il pelo, cercando subito di graffiare Alice. Lei si  fece indietro con un salto, inciampandosi in qualcosa di viscido…
-         Ma  cos’è? – Gridò Alice, diventando tutta rossa.
-         No! Un dinosauro! – esclamò Kevin, estasiato.
-         Un lucertolone! Mordono le lucertole? – chiese Alice.
-         Ma è un’iguana! L’ho vista in tivù. – affermò Paolo, con la sua aria da secchione.
-         Sicuramente morde, lucertola o dinosauro o igna…, insomma, quella roba lì. – riprese Alice.
-         Bisogna solo stare attenti a non toccarla, a non disturbarla…-  raccomandò Paolo, parlando sottovoce.
-         Io a toccarla non ci penso proprio….
-         Che frignona! Ma è proprio bello, o bella, guarda che  cresta, che squame verdi lucide, e che grande, sarà alta come te, Alice…
-         Certo che è bella, mangia bene. – intervenne la strega. - Verdurine tenere dell’orto, pochi cereali, e un topo la settimana. I bambini non le piacciono per niente, state  tranquilli.
-         Meno male.
-         Ma vedete di non inciamparvi, se la disturbate morde.
Morgana l’iguana si avvicinò lentamente, diede un’occhiata poco interessata e se ne tornò sotto il divano. Non era granché di compagnia, ma serviva a scoraggiare gli estranei, curiosi e ladri, in quanto metteva una gran paura.
Arrivò infine Maya, cane nero meticcio con occhi scurissimi inquietanti. Fece le feste alla strega che la cacciò subito con un calcio nel sedere. Era la vergogna della famiglia, se di famiglia si poteva parlare. Nonostante l’aspetto era buona,  buonissima. Si era infilata  un giorno dal cancello per mangiare gli avanzi, magra e affamata, e non ne aveva voluto sapere di andarsene.  

A Paolo la situazione sembrava assurda: il rapimento, la strega - e la vecchia sembrava essere assolutissimamente una strega -, l’iguana, il gatto assatanato, e quella casa di altri tempi… Doveva trattarsi di uno scherzo, e la presenza di Kevin non poteva essere casuale.
Era contrariato per la presenza di Kevin, che ben conosceva. Aveva tredici anni, uno più di Paolo. Era ripetente, frequentava la prima B. Frequentava per modo di dire: passava la maggior parte del suo tempo nei corridoi, per punizione, e  se ne stava lì a giocare col telefonino o a preparare scherzi idioti per compagni e insegnanti. Non si piacevano, troppo diversi, troppo lontani: un primo della classe e un ribelle.   
Paolo pensava che, in quell’oscura macchinazione, Kevin doveva entrarci in qualche modo, anche se non poteva certo avere costruito da solo questa assurda finzione. Allora chi c’era dietro? E soprattutto, a cosa doveva servire questa montatura ridicola e inquietante allo stesso tempo? Non era certo tranquillo, e Alice se ne accorse:
-         Non avere paura! Siamo in una fiaba, non ci succederà nulla. Le fiabe finiscono sempre bene!
-         E tu che ne pensi? – Paolo, chiese con tono di sfida a Kevin, che ostentava la solita spavalderia.
-         Boh…E’ un posto strano, non capisco cosa c’è sotto. Sembra il lavoro di un pazzo! – sembrava anche lui stranamente a disagio.

Cominciarono a preoccuparsi più seriamente quando la strega li condusse in quella che doveva diventare la loro stanza.  Vennero sistemati - senza opporre resistenza, in quanto stanchissimi - nelle apposite gabbiette. Erano due, una per i fratellini e una per Kevin. Modello “Hansel e Gretel”, ampie e assai confortevoli, dotate di playstation e giochi elettronici vari, e peluches per Alice. I bambini trovarono tale sistemazione di loro gradimento, anche se il riferimento a Hansel e Gretel non suonava granché bene.
La strega preparò un’ottima cena. Portò il cibo nelle gabbiette. I prigionieri osservarono i piatti con sospetto, temendo potessero contenere del veleno; ma dato che, dopo una giornata tanto movimentata, avevano un certo languorino, e dato che i piatti presentavano un ottimo aspetto e un profumo anche migliore… misero da parte i propri sospetti e consumarono un’ottima cena. La strega doveva essere davvero una gran cuoca! La giornata più emozionante della loro vita volgeva al termine, tra curiosità e preoccupazione. Stanchi e con la pancia piena, se ne andarono tutti a letto subito dopo cena, e si addormentarono di sasso.


La cena del primo giorno di prigionia:

Pasta con pomodoro e ricotta

Ingredienti per 4 persone:
400 gr. di pasta corta
Cipolla tritata
Basilico
Una scatola di pelati o pomodori freschi
150 gr. di ricotta

Soffriggere la cipolla nell’olio, aggiungere il pomodoro e il basilico, per ultima la ricotta. Amalgamare bene  in modo da ottenere una crema. Condire la pasta, aggiungendo  eventualmente del pepe. 



Involtini di carne

Ingredienti:
bistecche di manzo sottili, di piccole dimensioni
2/3 uova sode
Prosciutto o mortadella
salsiccia
pomodoro
trito di cipolla
rosmarino

Disporre su ogni bistecchina una fettina di mortadella o prosciutto, un pezzetto di salsiccia senza pelle,  e un mezzo i uovo sodo 8° un quarto. Chiudere l’involtino, fermandolo con due stuzzicadenti. Procedere fino ad esaurimento degli ingredienti.
Preparare poi un soffritto con mezza cipollina e rosmarino,  e mettere in un  tegame gli involtini. Una volta rosolati, aggiungere il pomodoro, fresco o in conserva. Insaporire con mezzo dado.   

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