La
strega abitava in una casa di campagna di mattoni rossi dall’aria abbandonata e semidiroccata,
a cui si arrivava da un sentiero impervio che correva fra campi incolti infestati
di rovi e gramigna, su per la collina. La costruzione era coperta alla vista dei
viandanti da una recinzione alta, essa pure di mattoni rossi, con in cima vetri
di bottiglia, da cui spuntava la chioma verde di alberi rigogliosi. La vecchia
procedeva cauta, col suo fardello ingombrante, ma non temeva di dare
nell’occhio; di lì non passava quasi mai nessuno, e nei dintorni non si sospettava
che la casa fosse abitata. Anzi, i vicini si tenevano bene ben alla larga, a causa
di dicerie su oscuri malefici che lì si consumavano. Nel paese vicino
addirittura girava voce che la casa fosse… stregata.
In
fondo al viottolo, ecco una porticina di legno. La strega arrivò all’imbrunire. Entrò con i due prigionieri,
Alice e Paolo, lasciando un attimo la
porta accostata, per dar tempo all’ombra
che la seguiva di raggiungerla. Kevin scivolò all’interno, senza un
saluto o una parola qualsiasi; allora la vecchia chiuse a chiave a doppia
mandata. Mentre Kevin già curiosava in giro, per niente in soggezione, i riccioli biondi di Alice fecero capolino
fra le verdure della cesta, e il viso tondo e occhialuto di Paolo sbucò dal
pesante mantello.
Sudiciume
ovunque. Alice arricciò il naso, più schifata che impaurita. Paolo, allergico a
tutto, starnutì. La stanza, che doveva servire da sala da pranzo e da cucina, aveva
qualcosa di irreale, conteneva mobili e oggetti che non erano di uso comune,
che non avevano mai visto nella loro casa, o da parenti e amici: sulla credenza
c’erano un candelabro con diavoli sui tredici
bracci, un grosso anello nero con intarsiato un teschio, pezzi ci pietra
lavica, corni, penne colorate enormi… e, appesi al muro, un’ascia, una spada
tutta lavorata… Kevin osservava gli strani oggetti magici cercando di capire.
-
Sembra di stare
in una fiaba. Una fiaba triste! - disse Alice perplessa e impaurita.
-
Sembra di stare
in un libro di storia! – cominciava anche Paolo a interessarsi allo strano
luogo. Scuotendosi dal torpore osservava anche lui incuriosito quelli che
dovevano essere probabilmente oggetti di magia.
La
strega li mollò lì, sicura che non avrebbero potuto fuggire, avendo sprangato
porte e finestre. Sistemò le sue ceste, si tolse cappello, pastrano e
mantellina di lana, rimanendo con un abito informe, di colore nero come tutto
il resto dell’abbigliamento. Accese il lume a petrolio e alcune candele, e poi
il caminetto. Era primavera appena iniziata, e la sera faceva ancora freddo.
Si
fecero avanti Belzebù e Morgana, uniche creature amate dalla strega, ad
accogliere gli ospiti-prigionieri.
Belzebù,
gatto nero e spelacchiato, urlò rizzando il pelo, cercando subito di graffiare Alice.
Lei si fece indietro con un salto,
inciampandosi in qualcosa di viscido…
-
Ma cos’è? – Gridò Alice, diventando tutta rossa.
-
No! Un dinosauro!
– esclamò Kevin, estasiato.
-
Un lucertolone!
Mordono le lucertole? – chiese Alice.
-
Ma è un’iguana!
L’ho vista in tivù. – affermò Paolo, con la sua aria da secchione.
-
Sicuramente
morde, lucertola o dinosauro o igna…, insomma, quella roba lì. – riprese Alice.
-
Bisogna solo
stare attenti a non toccarla, a non disturbarla…- raccomandò Paolo, parlando sottovoce.
-
Io a toccarla non
ci penso proprio….
-
Che frignona! Ma
è proprio bello, o bella, guarda che
cresta, che squame verdi lucide, e che grande, sarà alta come te, Alice…
-
Certo che è
bella, mangia bene. – intervenne la strega. - Verdurine tenere dell’orto, pochi
cereali, e un topo la settimana. I bambini non le piacciono per niente, state tranquilli.
-
Meno male.
-
Ma vedete di non
inciamparvi, se la disturbate morde.
Morgana
l’iguana si avvicinò lentamente, diede un’occhiata poco interessata e se ne
tornò sotto il divano. Non era granché di compagnia, ma serviva a scoraggiare
gli estranei, curiosi e ladri, in quanto metteva una gran paura.
Arrivò
infine Maya, cane nero meticcio con occhi scurissimi inquietanti. Fece le feste
alla strega che la cacciò subito con un calcio nel sedere. Era la vergogna
della famiglia, se di famiglia si poteva parlare. Nonostante l’aspetto era
buona, buonissima. Si era infilata un giorno dal cancello per mangiare gli avanzi,
magra e affamata, e non ne aveva voluto sapere di andarsene.
A
Paolo la situazione sembrava assurda: il rapimento, la strega - e la vecchia sembrava
essere assolutissimamente una strega -, l’iguana, il gatto assatanato, e quella
casa di altri tempi… Doveva trattarsi di uno scherzo, e la presenza di Kevin non
poteva essere casuale.
Era
contrariato per la presenza di Kevin, che ben conosceva. Aveva tredici anni,
uno più di Paolo. Era ripetente, frequentava la prima B. Frequentava per modo
di dire: passava la maggior parte del suo tempo nei corridoi, per punizione, e se ne stava lì a giocare col telefonino o a
preparare scherzi idioti per compagni e insegnanti. Non si piacevano, troppo
diversi, troppo lontani: un primo della classe e un ribelle.
Paolo
pensava che, in quell’oscura macchinazione, Kevin doveva entrarci in qualche
modo, anche se non poteva certo avere costruito da solo questa assurda finzione.
Allora chi c’era dietro? E soprattutto, a cosa doveva servire questa montatura
ridicola e inquietante allo stesso tempo? Non era certo tranquillo, e Alice se
ne accorse:
-
Non avere paura!
Siamo in una fiaba, non ci succederà nulla. Le fiabe finiscono sempre bene!
-
E tu che ne
pensi? – Paolo, chiese con tono di sfida a Kevin, che ostentava la solita
spavalderia.
-
Boh…E’ un posto
strano, non capisco cosa c’è sotto. Sembra il lavoro di un pazzo! – sembrava
anche lui stranamente a disagio.
Cominciarono
a preoccuparsi più seriamente quando la strega li condusse in quella che doveva
diventare la loro stanza. Vennero sistemati
- senza opporre resistenza, in quanto stanchissimi - nelle apposite gabbiette. Erano
due, una per i fratellini e una per Kevin. Modello “Hansel e Gretel”, ampie e assai
confortevoli, dotate di playstation e giochi elettronici vari, e peluches per
Alice. I bambini trovarono tale sistemazione di loro gradimento, anche se il
riferimento a Hansel e Gretel non suonava granché bene.
La
strega preparò un’ottima cena. Portò il cibo nelle gabbiette. I prigionieri
osservarono i piatti con sospetto, temendo potessero contenere del veleno; ma
dato che, dopo una giornata tanto movimentata, avevano un certo languorino, e
dato che i piatti presentavano un ottimo aspetto e un profumo anche migliore…
misero da parte i propri sospetti e consumarono un’ottima cena. La strega doveva
essere davvero una gran cuoca! La giornata più emozionante della loro vita
volgeva al termine, tra curiosità e preoccupazione. Stanchi e con la pancia
piena, se ne andarono tutti a letto subito dopo cena, e si addormentarono di
sasso.
La cena del primo giorno di prigionia:
Pasta con pomodoro e ricotta
Ingredienti per 4 persone:
400 gr. di pasta corta
Cipolla tritata
Basilico
Una scatola di pelati o pomodori freschi
150 gr. di ricotta
Soffriggere la cipolla nell’olio, aggiungere il
pomodoro e il basilico, per ultima la ricotta. Amalgamare bene in modo da ottenere una crema. Condire la
pasta, aggiungendo eventualmente del
pepe.
Involtini di carne
Ingredienti:
bistecche di manzo sottili, di piccole dimensioni
2/3 uova sode
Prosciutto o mortadella
salsiccia
pomodoro
trito di cipolla
rosmarino
Disporre su ogni bistecchina una fettina di mortadella
o prosciutto, un pezzetto di salsiccia senza pelle, e un mezzo i uovo sodo 8° un quarto. Chiudere
l’involtino, fermandolo con due stuzzicadenti. Procedere fino ad esaurimento
degli ingredienti.
Preparare poi un soffritto con mezza cipollina e
rosmarino, e mettere in un tegame gli involtini. Una volta rosolati,
aggiungere il pomodoro, fresco o in conserva. Insaporire con mezzo dado.
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