La
prigionia trascorreva piacevolmente per i bambini, tra esplorazioni, giochi con
oggetti magici, formule e alambicchi. Avrebbero potuto usare il pc per chiamare
aiuto – la strega aveva l’adsl -, oppure cercare i cellulari requisiti, ma si
divertivano troppo così.
Dormivano
bene la notte, anche se ogni tanto il loro sonno veniva disturbato da rumori
inquietanti. Immaginavano fossero i pipistrelli che sbattevano contro le finestre,
o forse spiriti o fantasmi. Una notte Kevin sentì che i rumori provenivano
inequivocabilmente dalla cucina. Svegliò gli altri e si alzarono tutti di
nascosto, pensando a ladri arditi che volessero impossessarsi degli oggetti
magici di Mafalda. Scesero piano le scale e si scivolarono fino alla porta
della cucina, attenti a non urtare nulla e a non pestare la coda di Belzebù,
per non farsi sorprendere né dalla strega né dal ladro. Non potete immaginare
quanta fu la loro sorpresa quando trovarono in cucina una figura minuta… una
bambina, di qualche anno più piccola di Paolo e Kevin, con una gran testa di
riccioli rossi, in tuta da ginnastica, che rovistava nel frigo. Afferrata una
bottiglia di latte, si accorse della luce che filtrava dalla porta accostata e
si girò spaventata. Incontrò lo sguardo
dei tre bambini prigionieri – padroni di casa, altrettanto spaventati. Mentre
Alice frignava, al solito, e la ladruncola arretrava, Kevin prese in mano la
situazione, facendole segno con la mano di venire verso la stufa.
-
Vieni vieni, qui
si sono delle polpette avanzate, sono buonissime, polpette di carne al limone. –
disse con voce rassicurante e con i modi sicuri del padrone di casa.
-
Mafalda, sai, è
una cuoca bravissima. Sa cucinare anche una cosa che neanche la mamma… - disse Alice, facendosi coraggio.
-
Zitta tu – la
interruppe Paolo.
-
Grazie, siete
gentili, ho solo bisogno di un po’ di latte. Ecco qui… me ne vado.
-
Solo latte?
-
E’ per il gattino.
Ma una polpetta quasi quasi la assaggio.
-
Gattino? Quale
gattino? - Alice amava molto i gatti, ma Belzebù non le dava grandi
soddisfazioni: quando gli si avvicinava fuggiva, oppure soffiava e cercava di
graffiarla.
-
Non ha ancora un
nome. E’ piccolo piccolo, l’ho trovato sul ciglio della strada tornando dalla
fermata dell’autobus, giù sulla provinciale. Perso o abbandonato.
-
Poverino! E…
com’è questo gattino? – Alice, la fronte corrugata, pareva interessata.
-
E’ tigrato,
grigio e nero.
-
E’ bello?
-
Bello non direi,
no. Anzi, bruttino. E’ malmesso, ha una zampina ferita e gli occhi malati, ed è
tutto sporco, infangato.
-
Dobbiamo
aiutarlo! – intervenne Paolo.
-
E io vorrei
proprio vederlo. – disse Alice.
-
Allora, che
aspettiamo? Andiamo. - Kevin interpretava le intenzioni di tutti.
-
Prendiamo anche
del disinfettante
-
Dei panni, una asciugamano…
-
E il latte,
facciamolo intiepidire.
-
Eccoci. Pronti.
-
Sssst. Piano.
Se si sveglia Mafalda, guai.
-
Chi è? La vecchia
che abita qui? L’ho già vista sulla stradina che porta in città; io abito qui
vicino. Lei è la vostra nonna?
-
Sì sì, la nonna. Alice,
zitta tu… - Paolo strattonò di nuovo la sorella.
Faceva
freddo, e fuori cominciava a nevicare. Era l’ultima neve di primavera. Si
coprirono bene e uscirono, seguendo la nuova amica, Frida.
Polpette al limone
Ingredienti:
prosciutto
carne tritata
uova
pane secco grattugiato
formaggio grattugiato
mezzo spicchio d’aglio e un rametto di maggiorana
poco latte
un limone
farina
Tritare con il tritatutto prosciutto unito a aglio,
maggiorana e pane grattugiato. Mescolare il trito a carne, uova e formaggio, aggiungendo poco latte per
ammorbidire l’impasto, se necessario. Infine grattugiare e aggiungere la buccia
del limone (lavare prima bene il limone, aiutandosi con poco bicarbonato).
Formare con l’impasto delle palline e infarinarle.
Cuocere in brodo
(o acqua e dado) bollente. Oppure friggere in padella.
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