domenica 25 novembre 2012

Frida




La prigionia trascorreva piacevolmente per i bambini, tra esplorazioni, giochi con oggetti magici, formule e alambicchi. Avrebbero potuto usare il pc per chiamare aiuto – la strega aveva l’adsl -, oppure cercare i cellulari requisiti, ma si divertivano troppo così.
Dormivano bene la notte, anche se ogni tanto il loro sonno veniva disturbato da rumori inquietanti. Immaginavano fossero i pipistrelli che sbattevano contro le finestre, o forse spiriti o fantasmi. Una notte Kevin sentì che i rumori provenivano inequivocabilmente dalla cucina. Svegliò gli altri e si alzarono tutti di nascosto, pensando a ladri arditi che volessero impossessarsi degli oggetti magici di Mafalda. Scesero piano le scale e si scivolarono fino alla porta della cucina, attenti a non urtare nulla e a non pestare la coda di Belzebù, per non farsi sorprendere né dalla strega né dal ladro. Non potete immaginare quanta fu la loro sorpresa quando trovarono in cucina una figura minuta… una bambina, di qualche anno più piccola di Paolo e Kevin, con una gran testa di riccioli rossi, in tuta da ginnastica, che rovistava nel frigo. Afferrata una bottiglia di latte, si accorse della luce che filtrava dalla porta accostata e si girò spaventata.  Incontrò lo sguardo dei tre bambini prigionieri – padroni di casa, altrettanto spaventati. Mentre Alice frignava, al solito, e la ladruncola arretrava, Kevin prese in mano la situazione, facendole segno con la mano di venire verso la stufa.
-         Vieni vieni, qui si sono delle polpette avanzate, sono buonissime, polpette di carne al limone. – disse con voce rassicurante e con i modi sicuri del padrone di casa.
-         Mafalda, sai, è una cuoca bravissima. Sa cucinare anche una cosa che neanche  la mamma… - disse Alice, facendosi coraggio.
-         Zitta tu – la interruppe Paolo.  
-         Grazie, siete gentili, ho solo bisogno di un po’ di latte. Ecco qui…  me ne vado.
-         Solo latte?
-         E’ per il gattino. Ma una polpetta quasi quasi la assaggio.
-         Gattino? Quale gattino? - Alice amava molto i gatti, ma Belzebù non le dava grandi soddisfazioni: quando gli si avvicinava fuggiva, oppure soffiava e cercava di graffiarla.
-         Non ha ancora un nome. E’ piccolo piccolo, l’ho trovato sul ciglio della strada tornando dalla fermata dell’autobus, giù sulla provinciale. Perso o abbandonato.
-         Poverino! E… com’è questo gattino? – Alice, la fronte corrugata,  pareva interessata.
-         E’ tigrato, grigio e nero.
-         E’ bello?
-         Bello non direi, no. Anzi, bruttino. E’ malmesso, ha una zampina ferita e gli occhi malati, ed è tutto sporco, infangato.
-         Dobbiamo aiutarlo! – intervenne Paolo.
-         E io vorrei proprio vederlo. – disse Alice.
-         Allora, che aspettiamo? Andiamo. - Kevin interpretava le intenzioni di tutti.
-         Prendiamo anche del disinfettante
-         Dei panni, una asciugamano…
-         E il latte, facciamolo intiepidire.
-         Eccoci. Pronti.
-         Sssst. Piano. Se  si sveglia Mafalda, guai.
-         Chi è? La vecchia che abita qui? L’ho già vista sulla stradina che porta in città; io abito qui vicino. Lei è la vostra nonna?
-         Sì sì, la nonna. Alice, zitta tu… -  Paolo strattonò di nuovo la sorella.
Faceva freddo, e fuori cominciava a nevicare. Era l’ultima neve di primavera. Si coprirono bene e uscirono, seguendo la nuova amica, Frida.


Polpette al limone

Ingredienti:
prosciutto
carne tritata
uova
pane secco grattugiato
formaggio grattugiato
mezzo spicchio d’aglio e un rametto di maggiorana
poco latte
un limone
farina

Tritare con il tritatutto prosciutto unito a aglio, maggiorana e pane grattugiato. Mescolare il trito a carne,  uova e formaggio, aggiungendo poco latte per ammorbidire l’impasto, se necessario. Infine grattugiare e aggiungere la buccia del limone (lavare prima bene il limone, aiutandosi con poco bicarbonato).
Formare con l’impasto delle palline e infarinarle.
Cuocere in brodo  (o acqua e dado) bollente. Oppure friggere in padella.
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