La
storia che vado a raccontarvi inizia con la cattura dei bambini per la preparazione del sabba, grande
festa che ogni anno organizzo e curo personalmente nei minimi particolari.
Servono carni tenere per palati esigenti.
Oltre che streghe, sono invitati tutti gli angeli del male, gli esseri più
cattivi, diavoli orchi maghi vampiri lupi mannari…
Preparo
la cattura per tempo, cambiando ogni anno località per non dare nell’occhio. Mi
studio ogni volta la mappa della città per individuare le scuole e gli asili
più adatti all’impresa.
Nella
primavera del 2012, seguendo il mio metodo tradizionale, mi sono appostata all’ingresso
di una scuola davanti alla quale i genitori fanno fatica a parcheggiare, e i
bambini volano giù velocemente dalle auto in seconda fila che sostano un attimo
e ripartono veloci. I piccoli sfuggono così qualche minuto alla vigilanza dei
grandi. Ho individuato le mie vittime. La scelta è caduta sui ritardatari: i
due bambini che arrivavano costantemente per ultimi, e andavano pure a casa la
sera per ultimi, a causa della distrazione e dei troppi impegni della mamma. Il
fatto di varcare il portone soli e
inosservati, quando i compagni erano già tutti sistemati, li
aveva fatti candidare sin da subito alla cattura: l’assenza di occhi
indiscreti rendeva tutto più facile.
I
due entravano dallo stesso ingresso, che serviva l’asilo e le scuole elementari
e medie. La piccola Alice, dall’aria dolce e ingenua, mi sembrava tenera al
punto giusto. Paolo era un po’ grassoccio ma poteva andar bene dal punto di
vista culinario, dopo qualche settimana di digiuno; aveva l’aria un po’ tonta,
e non sarebbe stato un problema raggirarlo.
-
Corri Alice, su.
Non girarti, che ti importa di quella vecchia! E non piagnucolare. Dai che il
bidello chiude il portone! E tu Paolo, aspettala…
Ma
c’era ancora qualcuno dietro di loro. Kevin. Arrivava a piedi, e non correva. Era
anche lui sempre in ritardo, incurante delle conseguenze. Il “sempre” valeva
per le volte che si faceva vedere a scuola. Quando non aveva voglia, se ne
stava a casa, e spesso a casa ce lo mandavano gli insegnanti per qualche
scherzo o frase insolente. Una sospensione dietro l’altra, oltre che
un’insufficienza dietro l’altra: avrebbe perso l’anno.
-
Ehi tu, cosa
spingi. Solito prepotente…- il ragazzo, per farsi spazio mentre il portone
stava chiudendo, buttò da parte Paolo con una spallata.
Lo
notai subito, anche se non era certo la vittima ideale: troppo sveglio. Kevin
aveva uno sguardo arguto e sfrontato, di più, aveva proprio l’aria di un
piccolo delinquente. Mi avrebbe reso senza dubbio la vita difficile. Mi
guardava dritto degli occhi e sosteneva il mio sguardo. Poteva avermi
riconosciuta? Scattò il gusto della sfida. Sarebbe stato mio, o non ero più la
strega esperta e capace di una volta…
Passai
settimane ad osservare inosservata, seduta in un angolo riparato vicino
all’edicola col mio cane nero, tenendo le giuste distanze dal giornalaio
chiacchierone, tendendo la mano a passanti frettolosi, in attesa di
un’improbabile elemosina.
Ogni
giorno osservavo il viavai di bambini e mamme. Queste ultime - eleganti,
truccate e biondo-cotonate - mi guardavano con disprezzo, non sapendo che
ricambiavo tale sentimento. Incapaci totali, che non sanno curare la condotta
di vita e soprattutto l’alimentazione dei loro piccoli disgustosi, che
risultano così legnosi o troppo grassi, poco genuini, troppo trattati. Quasi
immangiabili. Per non parlare dell’educazione, li tirano su come dei perfetti
cretini. Ignoranti teledipendenti maleducati.
Chi
dice che le streghe si accaniscono tanto con le mamme per invidia? Più belle, più
desiderabili, più giovani di noi… E beh? Non ce ne importa niente. Noi non
vogliamo essere belle! Siamo streghe! Invidia e desiderio di maternità
insoddisfatto? Noi? Se trovo quel cretino che si è inventato queste panzane… ci
faccio lo stufato.
Dopo
aver studiato attentamente orari e abitudini, appostata vicino alla scuola, decisi di passare all’azione.
Alice
usciva dall’asilo nel primo pomeriggio, in un orario affollato da ragazzini che
ridevano sguaiatamente di me e da
genitori che mi lanciavano monetine. Non sarebbe stata impresa facile catturare
Alice in quel viavai. Dopo alcuni pomeriggi passati a stazionare nei pressi del
portone, finalmente giunse il momento propizio: Alice si affacciò al portone dando
la mano alla maestra, che avrebbe atteso pazientemente come al solito l’arrivo
della mamma dal parcheggio difficile; quando la nuvola dei bambini in uscita si
era quasi del tutto dileguata, ecco che una signora dall’aria agguerrita chiamò
la maestra, per sapere se era proprio vero quel che diceva il figlio, che
qualcuno gli aveva dato uno schiaffo, e non era affatto un buffetto ma un bello
schiaffo, e gli era rimasto perfino il
segno, e la maestra dov’era quando era
successo il fatto? In quella scuola succedeva di tutto…
Occasione
imperdibile per la strega! La maestra tutta rossa cominciò ad argomentare
animatamente - un litigio fra bambini, si sa, è sempre un caso difficile -. Gesticolando per farsi le sue ragioni, e
spiegare che in quel momento stava togliendo un finto ragno dal registro…
lasciò la mano di Alice, che in un battibaleno finì nel cesto di vimini della
strega, nascosta da piante di sedano,
lattughino e rapanelli.
-
Però! Buona
questa merendina! Non è quella della scuola, vero? Tartufini al cioccolato!
Sanno di ricotta. Ne posso avere ancora uno? Ma cosa sono queste foglioline che
mi fanno il solletico sul collo?
La
seconda vittima fu Paolo, trasportato sotto il mantello nel tardo pomeriggio.
La città era semideserta, tutti davanti alla televisione per una partita
importante. Nessuno a sentire le flebili proteste, attutite da
bocconi abbondanti di crostata di mele. E Paolo era tanto estasiato a causa del
cibo prelibato che non fece caso alla mano secca e nodosa che lo trascinava
via.
-
Mamma che fretta
c’è? Dove andiamo, dove hai parcheggiato?
Era
rimasto per ultimo Kevin. Con lui fu inaspettatamente facile. Mentre stavo prendendo la via di casa con le
mie due prime vittime, mi si avvicinò, rivolgendomi uno sguardo fiero come non
avevo mai visto in nessun bambino, senza
parlare. Non posso dire di averlo catturato, stavo anzi pensando di lasciar perdere,
non mi fidavo affatto di lui. Kevin mi lasciò allontanare di qualche metro e
prese a seguirmi passo a passo, tenendo
il mio ritmo lento. Ogni tanto mi giravo ed era sempre lì dietro di me. Uscimmo
dalla città, e percorremmo stradine sterrate. Alice si era appisolata, e Paolo
procedeva senza discutere, intontito da alcune essenze che gli avevo fatto
annusare. Due ore dopo arrivammo così alla casa di campagna.
Tartufi di ricotta
Ingredienti:
ricotta, zucchero,
gallette, cioccolato in polvere.
Mescolare ricotta morbida e zucchero. Aggiungere
biscotti (tipo gallette)a pezzettini.
Formare delle palline di un paio di centimetri di
diametro aiutandosi con un cucchiaino, e “impanarle” nel cioccolato in polvere,
possibilmente fondente.
Servire subito
subito, altrimenti i biscotti contenuti nei tartufi si ammorbidiscono.
Crostata di mele
Non è propriamente una crostata, ma una torta con
ripieno di frutta. Ma è comunque molto buona.
Ingredienti:
3 hg di farina
Mezza busta di lievito per dolci
1,5 hg di zucchero
1,5 hg di burro ammorbidito a temperatura ambiente
3 tuorli d’uovo
Scorza di limone grattugiata
Per il ripieno
:
4 mele, succo di almeno mezzo limone, 2 cucchiai di
marmellata di pesche o albicocche, 2 cucchiai di zucchero
Disporre gli ingredienti per l’impasto a fontana, e
mescolare. Aggiungere poco latte se non si riesce ad amalgamare il tutto..
Affettare le mele e irrorare di succo di limone,
zuccherate.
Dividere in due parti l’impasto, ricavando due dischi.
Disporre il primo nella teglia, allargare
uno strato sottile di marmellata, poi disporre
le mele, e ricoprire col secondo disco di pasta. Chiudere i due dischi
ripiegando i bordi. Bucherellare la superficie della torta. Infornare a 180
gradi per 40 minuti. E’ preferibile
utilizzare una teglia da poter presentare in tavola.
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