domenica 25 novembre 2012

ll ritorno



Il mattino dopo erano  tutti intorno al tavolo. Anche gli animali -  Belzebù, Ice, Maya, Morgana, Rocco e Rina -  erano attenti e partecipi. I grandi spiegarono ad Alice del ritorno a casa, e tutti insieme ripassarono le regole da rispettare tutti nel parlare del rapimento con familiari e giornalisti e amici e maestre… Tutti avrebbero dovuto dare la stessa versione dei fatti, guai a cadere in contraddizione! Memorizzarono tutti le seguenti informazioni:
1-    Il  rapitore era basso e grasso, un po’ calvo, abbronzato, senza accento dialettale, non riconoscibile in quanto avvolto in sciarpa e berretto.
2-    A occuparsi di loro durante la prigionia era una orribile vecchia, denominata “strega” dai rapitori; avendola vista in volto, tutti i bambini erano in grado di collaborare ad un identikit. Circa la descrizione, si accordarono sulle fattezze di un’attrice ritratta sulla copertina di una vecchia rivista rinvenuta a casa di Mafalda, certa Gina Lollobrigida. La scelta del soggetto era casuale, importante era che tutte le descrizioni concordassero.
3-    Non dovevano fare assolutamente mai il nome di Mafalda.
4-    Non ricordavano la strada percorsa per arrivare da Mafalda, cioè no, alla casa dei rapitori, in quantochè erano bendati.
5-    Non avevano mai visto il paesaggio circostante, ma dalla casa avevano accesso ad un cortile cintato da alte mura; erano abbronzati, quindi dovevano in qualche modo giustificare le permanenza all’aperto.
6-    Avevano fatto i compiti di nascosto, con grande forza di volontà, su libri trovati per casa.
7-    Recitare le tabelline era la punizione imposta dalla guardiana in caso di bugie o dispetti; per questo le sapevano a menadito.
8-    Al ritorno erano stati trasportati in auto, ovviamente bendati, fino alla fermata dell’autobus in una località in collina.
9-    Non volevano troppo parlare con giornalisti e men che meno con psicologi, perché troppo turbati dall’esperienza passata – questo aveva suggerito Mafalda per evitare loro la tentazione di dire inutili sciocchezze al mondo.
10-                      Non erano stati picchiati.
11-                      La cucina era decisamente migliore di quella di casa – su questo punto, che sembrava marginale, la strega era stata irremovibile.

Quando furono certi di sapere a memoria le regole, i ragazzi presero la strada del ritorno, in fila indiana, ognuno col suo fagotto, fatto di pochi abiti, quaderni, torte e agnolotti. Alice si attardava a raccogliere fiori selvatici sul bordo del sentiero.
Paolo si fece coraggio:
-         Mafalda prima di lasciarci, ho una domanda che mi sta qui, da tempo.
-         Dimmi.
-         Ma tu… quanti bambini hai mangiato? E perché non hai mangiato noi?
-         Beh, così a bruciapelo non saprei. Ora conto. -  E con l’aria assorta enumerava con le dita.
-         La verità, Mafalda.
-         Beh, nei primi cento anni quanti erano? Poi, dopo… beh, in tutto…  –  abbassò lo sguardo, mentre il suo tono di voce si faceva bassissimo – nessuno.
-         Nessuno? Ma allora…
-         Allora ci hai ingannati!
-         Non avreste creduto che ero una strega… Ho sempre trovato dei sotterfugi per non…
-         Bene, meglio così. In fondo in fondo già lo sapevamo.

Erano ormai giunti  a pochi metri dalla provinciale. I ragazzi non sentivano più i passi pesanti alle loro spalle. Si fermarono, si girarono. Lei era immobile nel suo cappottone nero, i capelli  grigi che spuntavano, duri come fil di ferro, dal cappellaccio nero pur’esso, e si soffiava rumorosamente il naso, con gli occhi lucidi.
-         Uff,  il raffreddore da fieno.
-         Già, anch’io forse…
-         Anch’io.
Tutti misero mano ai fazzoletti.
-         Ma non è stagione…
Giunti al bivio, esitarono un attimo, prima dei saluti. Alice consegnò i fiori di campo a Mafalda, tenendone un po’ per la sua mamma. 
Paolo e Alice si avviarono verso la fermata del bus, come da istruzioni ricevute. Frida imboccò il sentiero di casa sua. Mafalda si preparò a prendere la via del ritorno.

-         Che ne dite ragazzi di un bel cartello qui?
Era stata Mafalda a parlare. I ragazzi  si voltarono incuriositi.
-         Che cartello?
-         La casa della strega.
-         Ma sei impazzita?
-         La casa della strega, ristorante.
-         No, La locanda della strega.
-         Dalla strega, agnolotti e vino buono.
-         No, riduttivo. Mica faccio solo agnolotti!
-         Da Mafalda, pane acqua e zucchero. – e tutti risero, all’idea di Alice.
-         Non potrebbe diventare un posto dove fare i centri estivi? Così noi…
-         Bella idea, si può vedere..
-         Io posso venire ancora da te qualche volta a fare i compiti? – Chiese Frida- E anche Kevin potrebbe; visto che nessuno lo va a prendere a scuola, può prendere il nove con me…  Ehi, Kevin, ci sei?
-         Io e Alice verremo al centro estivo. - affermò Paolo.
-         Mi raccomando, andateci piano con patatine e schifezze industriali varie. E ripassate le tabelline.
-         Mafalda aspetta… - era la voce preoccupata di Frida: - Kevin, dove va Kevin…

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