Il
mattino dopo erano tutti intorno al
tavolo. Anche gli animali - Belzebù,
Ice, Maya, Morgana, Rocco e Rina - erano
attenti e partecipi. I grandi spiegarono ad Alice del ritorno a casa, e tutti
insieme ripassarono le regole da rispettare tutti nel parlare del rapimento con
familiari e giornalisti e amici e maestre… Tutti avrebbero dovuto dare la
stessa versione dei fatti, guai a cadere in contraddizione! Memorizzarono tutti
le seguenti informazioni:
1-
Il rapitore era basso e grasso, un po’ calvo,
abbronzato, senza accento dialettale, non riconoscibile in quanto avvolto in
sciarpa e berretto.
2-
A occuparsi di
loro durante la prigionia era una orribile vecchia, denominata “strega” dai
rapitori; avendola vista in volto, tutti i bambini erano in grado di
collaborare ad un identikit. Circa la descrizione, si accordarono sulle
fattezze di un’attrice ritratta sulla copertina di una vecchia rivista
rinvenuta a casa di Mafalda, certa Gina Lollobrigida. La scelta del soggetto era
casuale, importante era che tutte le descrizioni concordassero.
3-
Non dovevano fare
assolutamente mai il nome di Mafalda.
4-
Non ricordavano
la strada percorsa per arrivare da Mafalda, cioè no, alla casa dei rapitori, in
quantochè erano bendati.
5-
Non avevano mai
visto il paesaggio circostante, ma dalla casa avevano accesso ad un cortile
cintato da alte mura; erano abbronzati, quindi dovevano in qualche modo
giustificare le permanenza all’aperto.
6-
Avevano fatto i
compiti di nascosto, con grande forza di volontà, su libri trovati per casa.
7-
Recitare le
tabelline era la punizione imposta dalla guardiana in caso di bugie o dispetti;
per questo le sapevano a menadito.
8-
Al ritorno erano
stati trasportati in auto, ovviamente bendati, fino alla fermata dell’autobus
in una località in collina.
9-
Non volevano
troppo parlare con giornalisti e men che meno con psicologi, perché troppo
turbati dall’esperienza passata – questo aveva suggerito Mafalda per evitare loro
la tentazione di dire inutili sciocchezze al mondo.
10-
Non erano stati
picchiati.
11-
La cucina era decisamente
migliore di quella di casa – su questo punto, che sembrava marginale, la strega
era stata irremovibile.
Quando
furono certi di sapere a memoria le regole, i ragazzi presero la strada del
ritorno, in fila indiana, ognuno col suo fagotto, fatto di pochi abiti,
quaderni, torte e agnolotti. Alice si attardava a raccogliere fiori selvatici
sul bordo del sentiero.
Paolo
si fece coraggio:
-
Mafalda prima di
lasciarci, ho una domanda che mi sta qui, da tempo.
-
Dimmi.
-
Ma tu… quanti
bambini hai mangiato? E perché non hai mangiato noi?
-
Beh, così a
bruciapelo non saprei. Ora conto. - E
con l’aria assorta enumerava con le dita.
-
La verità,
Mafalda.
-
Beh, nei primi
cento anni quanti erano? Poi, dopo… beh, in tutto… – abbassò
lo sguardo, mentre il suo tono di voce si faceva bassissimo – nessuno.
-
Nessuno? Ma
allora…
-
Allora ci hai
ingannati!
-
Non avreste
creduto che ero una strega… Ho sempre trovato dei sotterfugi per non…
-
Bene, meglio
così. In fondo in fondo già lo sapevamo.
Erano
ormai giunti a pochi metri dalla
provinciale. I ragazzi non sentivano più i passi pesanti alle loro spalle. Si
fermarono, si girarono. Lei era immobile nel suo cappottone nero, i
capelli grigi che spuntavano, duri come
fil di ferro, dal cappellaccio nero pur’esso, e si soffiava rumorosamente il
naso, con gli occhi lucidi.
-
Uff, il raffreddore da fieno.
-
Già, anch’io
forse…
-
Anch’io.
Tutti
misero mano ai fazzoletti.
-
Ma non è
stagione…
Giunti
al bivio, esitarono un attimo, prima dei saluti. Alice consegnò i fiori di
campo a Mafalda, tenendone un po’ per la sua mamma.
Paolo
e Alice si avviarono verso la fermata del bus, come da istruzioni ricevute. Frida
imboccò il sentiero di casa sua. Mafalda si preparò a prendere la via del
ritorno.
-
Che ne dite ragazzi
di un bel cartello qui?
Era
stata Mafalda a parlare. I ragazzi si
voltarono incuriositi.
-
Che cartello?
-
La casa della
strega.
-
Ma sei impazzita?
-
La casa della
strega, ristorante.
-
No, La locanda
della strega.
-
Dalla strega,
agnolotti e vino buono.
-
No, riduttivo.
Mica faccio solo agnolotti!
-
Da Mafalda, pane
acqua e zucchero. – e tutti risero, all’idea di Alice.
-
Non potrebbe
diventare un posto dove fare i centri estivi? Così noi…
-
Bella idea, si
può vedere..
-
Io posso venire
ancora da te qualche volta a fare i compiti? – Chiese Frida- E anche Kevin
potrebbe; visto che nessuno lo va a prendere a scuola, può prendere il nove con
me… Ehi, Kevin, ci sei?
-
Io e Alice
verremo al centro estivo. - affermò Paolo.
-
Mi raccomando,
andateci piano con patatine e schifezze industriali varie. E ripassate le
tabelline.
-
Mafalda aspetta… -
era la voce preoccupata di Frida: - Kevin, dove va Kevin…
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