Sulla
via del ritorno dalla fiera videro una strana processione di bambini
attraversare i prati. Seguivano un
giovane che suonava il flauto, e procedevano ondeggiando e danzando con movimenti goffi e
sgraziati.
-
Dove vanno, Mafalda? Sembrano ubriachi, che strana danza!
-
La loro danza
finirà presto.- rispose seria. - Quello lo conosco bene…
-
Il musicista?
-
E’ il pifferaio di
Hamelin.
-
E chi è mai?
-
Ma nessuno vi
racconta fiabe? Dove vivete, marmocchi?
-
Allora racconta
tu, Mafalda.
-
Il pifferaio di
Hamelin offrì i suoi servigi alle autorità per liberare una città dai topi. Con
una musica magica li attirò e condusse fuori delle mura. Si presentò al podestà
per ricevere il compenso pattuito, e questi non lo pagò. Il pifferaio allora si
vendicò. Prese di nuovo il suo strumento, riprese a suonare e attirò…
-
Il podestà?
-
No, attirò i
bambini della città, che incantati dalla sua musica lo seguirono fino alla
montagna magica in cui li rinchiuse, e
non tornarono più. Pare siano tutti morti.
-
No…
-
Sì. Neanche noi
streghe siamo state mai capaci di simili atrocità.
-
E dici che è
proprio lui, quell’omino mingherlino che
saltella ridicolo là davanti? Non sembra essere affatto pericoloso.
-
Dubitate delle
mie parole?
-
Non volevamo dir
questo.
-
Che aspettiamo? Dobbiamo
far qualcosa, o moriranno tutti! – Kevin sembrava già in agitazione.
-
Kevin che fai,
cosa cerchi nella mia sporta?
Dopo
aver frugato un po’ estrasse un sasso bianco, di almeno cinque centimetri di
diametro.
-
Ecco cosa
cercavo. Un sasso magico. So che nei ha sempre dietro qualcuno.
-
Certo. Prendilo, ma mi raccomando…
Quel
mi raccomando non mancava mai, e diceva tutto e niente…
Nel
frattempo la processione danzante si era allontanata.
-
Ma dove vanno
Mafalda? Non ci sono montagne qui vicino! Là in fondo cosa c’è?
-
Il fiume.
-
Allora bisogna andare, non c’è tempo da perdere!
Kevin
cominciò a correre a perdifiato verso il codazzo di bimbi, stringendo stretta
in pugno la pietra fatata.
Gli
amici lo incitavano e lo sostenevano:
-
Corri veloce!
-
Salvali tu!
-
Stai attento!
-
Più veloce!
-
Ma come puoi
farcela da solo!
Intanto
Kevin correva, seguito dalla fida Maya, che pensava in verità ad un gioco, e si
aspettava il lancio della sua pallina.
In
un battibaleno raggiunse i bambini, che stavano ponendo fine al loro cammino in riva al fiume. Erano vestiti come
i personaggi delle fiabe, con tristi pantaloni a metà polpaccio, camicie ampie e gilè; le
bambine portavano gonne lunghe e cuffiette, da cui spuntavano lunghe trecce.
Continuavano a scuotere braccia e gambe in quella stana danza, seguendo ritmi
antichi. Non si accorsero neppure di Kevin, che indisturbato si avvicinò al pifferaio per prendere meglio la mira col suo sasso.
-
Fiu fiu fiu.
Non
voleva ucciderlo, ma solo tramortirlo, per mandare a casa i ragazzi. Questione
di un attimo.
-
Fiu fiu fiu.
Ecco,
alzò la mano. Restò fermo per un istante, e poi abbassò il braccio. Osservava
il sasso, e non capiva a cosa avrebbe dovuto servire, non ricordava nulla.
Perché era lì? E intanto la sue gambe si muovevano da sole. Un due tre
passettini… Cosa gli succedeva? Non era più lui.
-
Fiu fiu fiu.
Kevin
aveva paura? Non aveva paura mai di
nessuno. Kevin che diava le ingiustizie…
-
Fiu fiu fiu.
Tre
passetti e un balzo più lungo.
Kevin
odiava le ingiustizie, le cattiverie. Era sempre pronto ad andare in aiuto dei
più deboli…
-
Fiu fiu fiu.
La
testa confusa, i sensi ottenebrati, le gambe che si muovevano come quelle di un
burattino dirette verso la riva del fiume… Le mani insensibili mollarono la
presa.
Il
sasso magico rotolò a terra.
Rotolò,
rotolò.
Il
sasso si fermò contro un piede.
Il
piede di un bambino.
Un
piede ben fermo. Uno degli unici due piedi ben fermi.
E
una mano raccolse il sasso.
Maya
spiccò un eroico balzo lungo dieci metri, o forse un po’ meno, comunque un
eroico lungo balzo, e il pifferaio cadde a terra, e prima che cercasse di
rialzarsi la mano di bambino lanciò.
La
musica era cessata, e i bambini ubriachi e storditi rallentarono i movimenti
fino fermarsi, e cominciarono a guardarsi
intorno spersi.
-
Tornatevene a
casa veloci. Lasciatevi il fiume alle spalle. Seguite la direzione verso la
pieve, la vedete là, poi verso le torri del castello. No, non potete farcela, fiato sprecato… - era
una bambino a parlare, Paolo. Si girò verso il cane:
-
Maya, guidali tu.
Maya
se ne andava scodinzolando in giro con la pietra magica in bocca; ubbidì
subito, ché per lei un gregge da sorvegliare era anche meglio di una pallina.
-
Mi sa che ci
penseranno poi i genitori a fargli riprendere bene i sensi, a suon di
sculaccioni.
Paolo
versò una borraccia di acqua fredda in testa all’amico.
-
Grazie - la voce
di Kevin era mogia e mortificata come non mai. – come hai fatto?
-
Facile. Alza gli
occhi!
-
Paolo sei un
mito! L’MP3? Come ti è venuto in mente?
-
Veramente ce l’ho
sempre dietro e… è servito per non
sentire fiu fiu fiu. Dai non prendertela!
-
Sono stato un
fesso. Che vergogna!
-
Sì, vero, proprio
fesso. Però magari si può diventare eroi lo stesso dopo una fesseria.
-
Credi?
-
Intendi la
fesseria o il fatto che diventi eroe?
-
Tutt’e due. Credo
possa esserci una fesseria e il diventare eroi, insieme.
-
Poi si può anche
diventare scienziati sbagliando un compito di matematica.
-
Ma io non ho mai
sbagliato un compito.
-
Male. E’
educativo sbagliare qualcosa sai…
-
Buffone.
-
Ehi, guarda,
intanto che noi stiamo qui a chiacchierare, quello cerca di alzarsi.
In
effetti il pifferaio cominciava a muoversi e a tastarsi il bozzo sulla fronte. I
due amici ritornarono all’opera.
Kevin
prese il flauto, lo appoggio al ginocchio e lo spezzò in due. E poi lo buttò a
terra e lo pestò per bene con i piedi, facendolo in mille pezzi.
-
Ora l’omino è
innocuo però…
-
Però ci vorrebbe
una lezione.
-
Ucciderlo, no, ma
una bella lezione…
Paolo
sorrise, e si sfilò le cuffie MP3, le sistemò all’omino. Prima di inserire
l’apparecchietto in tasca al pifferaio
regolò il volume al massimo.
Presero
la via di ritorno.
-
Trenta secondi e
inizia la musica.
-
Cosa sentirà?
-
Marilyn Manson.
Scoppiarono
a ridere.
Passati
trenta secondi, udirono delle urla folli, si voltarono e videro il musicista
saltare in piedi. Si mise a correre sempre urlando, non capendo qual era la
magia che gli faceva esplodere quegli orrendi rumori in testa…
Cercò
inutilmente quiete tuffandosi e testa in giù in un mucchio di letame, ma le
cuffiette non si sfilarono, restarono bel salde nelle sue orecchie.
-
Kevin, senti… Ma
a te piaceva quella musica lagnosa, quella del pifferaio?
-
Mica me la
ricordo.
-
Però ballavi così
bene, che carino eri.
-
Smettila.
-
Un due tre e un
balzo… dai, così…
E
saltellando goffi e ridendo, tornarono dalla strega.
In
tempo per uno spuntino.
Torta di verdure colorata
Ingredienti:
Un disco di pasta sfoglia pronta
2,5- 3 hg di ricotta
3-4 uova
2 Verdure di colori diversi, secondo i
gusti personali:
ad esempio carote e zucchine, o
carote e spinaci.
Bollire le verdure separatamente
Per renderle più gustose (soprattutto
per spinaci e zucchine) è possibile saltarle in padella con qualche gusto.
Mescolare ricotta, formaggio grattugiato
e uova, e salare. Aggiungere l’impasto separatamente alle due verdure.
A questo punto allargare il disco di
pasta in una teglia e disporre una parte dell’impasto, costruendo il disegno
voluto (una stella, un fiore, un albero di natale). Riempire gli spazi rimasti
con la seconda verdura.
Cuocere in forno.
Nessun commento:
Posta un commento