Sono io.
Sono la strega.
La strega cattiva.
Avvicina il tuo naso alla
carta:
riconosci il mio odore?
No?
Io riconosco il tuo – nutella
e bagno rimandato da due giorni -.
Non mi hai mai visto,
bambino? Non mi dire,
non hai mai incontrato una
strega?
Non esserne così certo.
Non essere certo di nulla
nella vita.
Io ho visto te.
Ti ho visto attraversare le
strisce pedonali davanti alla scuola, stamattina,
passo molto tempo davanti
alle scuole.
Eri tu.
Volevi aspettarmi,
aiutare una povera
vecchietta,
vanno ancora di moda queste
fregnacce, chi le racconta più…
poi mi hai guardato,
mi ha vista così brutta e
lacera
che il fastidio ha prevalso,
ti sei girato
e via…
Ero io,
la strega.
Ora qualcosa ricordi?
Mi hai visto sull’autobus,
carica di borse.
Ti stavo proprio a fianco.
Mi hai lasciato il posto,
ma non per gentilezza.
Il mio puzzo ti disgustava,
il mio puzzo di strega.
Volevi solo una scusa per
allontanarti da me.
Sciocco, di me non ti liberi facilmente.
Sono di nuovo qui.
La strega.
Paura?
Senti il mio riso?
Senti la mia voce
gracchiante?
Rido di te
che non sai riconoscermi,
non sai prevedere.
No, no, non scrollare le
spalle;
stai pensando:
le streghe non esistono,
ma se ben esistessero, le
riconoscerei, sì…
Io sono vecchia e brutta,
naso adunco, spalle curve,
abiti neri lisi e sporchi,
lunghi fino a terra.
Mi vuoi sempre così?
Così mi riconosci?
Troppo facile.
Pensa alla compagna di
scuola, bella ragazza dagli occhi di ghiaccio…
e all’arcigna insegnante di
matematica …
Hai dubitato?
Streghe.
Sì streghe.
Forse…
Dove c’è cattiveria
è facile, molto facile
che ci sia una strega,
che ci sia io.
Una donna bella, gentile… può
essere… me?
No, una strega non è bella e
gentile,
ma si camuffa con grande
abilità.
Che strega sarebbe, se no?
Pensa a quante volte hai
dubitato
della bontà, della
sensibilità…
Ora hai la risposta.
Streghe.
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