domenica 25 novembre 2012

L'inganno


Mafalda era stanca. Sentiva il peso dei suoi 353 anni. I bambini le davano un gran da fare, per via della cucina e della spesa. Doveva persino fare il bucato. I primi tempi Alice rifiutava di indossare i suoi abitini rosa arricciati se non perfettamente stirati.  Ma una strega è una strega, mica una casalinga, mica una zia, mica una mamma, mica una nonna. Una strega ha una sua dignità! Che diamine, quei tre delinquenti si erano impossessati della sua vita. Mangiavano a quattro palmenti - il che fa anche rima -, apprezzando per carità le sue doti di cuoca, riconoscimento a cui teneva molto. Insomma, assorbivano tutte le sue energie, stravolgevano la sua identità. Non aveva più le sembianze inquietanti descritte sull’enciclopedia o su Wikipedia alla voce “strega”.
Non li sopportava più.
La stanchezza le stava giocando brutti scherzi. C’erano un sacco di oggetti fuori posto per la casa: aveva trovato le scope magiche in cucina, mentre lei le aveva messe nel ripostiglio, ne era certa. Qualcuno doveva aver spostato agli alambicchi. Erano spariti gli unguenti magici. Poi i libri, gli abiti…tutto fuori posto.
A volte  uno strano miagolio la svegliava di notte, ma Belzebù era sempre tranquillo ai suoi piedi. Lei si riaddormentava confusa.
Per non parlare del cibo. Le sembrava che le scorte finissero anzitempo…
Era forse… esaurita? Non osava neppur pronunciare questa parola. Esaurita! Non si doveva sapere in giro, una simile debolezza non sarebbe stata tollerata nel mondo della magia. Non sarebbe stata più considerata una strega affidabile: quando mai si era mai vista una strega depressa!

Ma la crisi di Mafalda raggiunse il culmine allorché, tornando  a casa una sera,  e si trovò di fronte la povera Morgana….rossa coi pallini neri, vestita da coccinella: la sua Morgana, così repellente, così spaventosa, l’essere che più amava! Cosa poteva essere successo a Morgana? E cosa poteva essere successo a lei, Mafalda?
Scoppiò in pianto dirotto, cosa che non le era  capitata una sola volta in 353 anni, quando la sua Maestra, la strega Berengaria, fu mandata al rogo. Si sedette a terra, col viso fra le mani. Belzebù  si strusciava contro i suoi abiti e Maya le leccava le mani, nel tentativo inutile di consolarla. Morgana, a tutto ciò indifferente, coerente col sangue freddo di un lucertolone, se ne tornò annoiata sotto il divano: iguana o coccinella, di tutto ciò non le poteva importar di meno.
La strega si alzò e andò ad adempiere alle consuete incombenze  serali. La cena per i pargoli… e avrebbero dovuto accontentarsi di minestra di ricotta e frittata, veloci da cucinare. La strega non ce la faceva più.
-         Strega, cosa succede? Niente agnolotti stasera?
-         Che voglia di involtini…
-         E niente dolce? Di torta al cioccolato non ne hai più? Davvero l’abbiamo mangiata tutta? Strano. - E si strizzavano l’occhio, da una gabbia all’altra.
-         Ma Mafalda, sei pallida. Che succede? Ti senti bene?- chiese Paolo con voce finto-preoccupata. Come sanno essere crudeli a volte i bambini!
-         Il fatto che io non mi senta bene non vi autorizza a chiamarmi per nome. A proposito, come fate a conoscerlo?
-         L’abbiamo letto…  - e Paolo si morse la lingua. Nel libro di ricette magiche, stava per dire.
-         Ce l’hai detto tu, non ricordi? – Alice, furbetta, stava venendo su bene alla scuola dei grandi.
-         Io? Non ricordo? La mia povera testa dolente…
Ma ora a letto, non vi sopporto più. Sono stanca, filate.

Mafalda prese una tisana di erbe speciali, quella usata per Biancaneve e pure per la bella addormentata…roba di primissima…Ne preparò una dose in grado di far dormire un dinosauro, ma non ci fu nulla da fare, non riusciva a prender sonno, tanto era disturbata dagli ultimi avvenimenti. E quei ragazzini non la convincevano: non accusavano il minimo trauma da rapimento o da prigionia, erano ubbidienti, sempre contenti, troppo gentili con lei, non cercavano mai la mamma, non parlavano mai di tornare a casa… Poi, troppo svegli… non gliela raccontavano giusta…
Mentre cercava di prendere sonno, rimuginando su Morgana vestita da coccinella e  scope volanti fuori posto. Era già alla terza tazza di tisana, ed ecco i soliti rumori. Ma c’era più trambusto del solito. Sentiva chiaramente dei passi, un parlottare di  bambini… e questo sì, era inconfondibilmente il riso di Alice.  Sentì aprire la porta d’ingresso, che lei aveva sprangato con cura come al solito. Ed ecco il miagolio…
Allucinazioni?
-         Furfanti, vi ho scoperto! Ora arrivo, e vi farò vedere ben io di cosa è capace la strega Mafalda!
Una strega non può, neppure nelle emergenze, presentarsi in camicia da notte ai suoi prigionieri, sarebbe disdicevole… Quindi Mafalda indossò una vestaglia lisa e si avvolse nello scialletto. Prese il lume e, facendo schermo con la mano, scese giù al pian terreno, seguendo le voci. 
Ed eccoli là, in cucina.
-          Ma come hanno  fatto a liberarsi!
I ragazzi, perfettamente a proprio agio come fossero stati i padroni di casa, avevano già preso dal congelatore una decina di dozzine di agnolotti e il sugo di stufato, e si apprestavano a fare uno spuntino notturno.
-          Certo, poveri bambini, stasera gli ho preparato una cena un po’ leggera! Ma che faccio, mi faccio prendere dai sentimentalismi?
Ma quella cos’è? Cosa vedono i miei occhi? Una bottiglia di barolo? E dell’annata migliore, brutti furfanti! No, sciagurati, che fate,  ad Alice il vino no, è piccola! Ecco lì le cose buone che ho cominciato a preparare per tempo per il sabba. Certo che le mie scorte finiscono! Finiscono sul serio, questi mi stanno svuotando la dispensa! Certo che ora capisco tutto, altro che stranezze, altro che esaurimento!  
Mafalda era diventata tutta rossa, i tratti del viso tirati, i pugni serrati, sembrava stesse per esplodere:  
-         e Morgana, e gli oggetti fuori posto…
-         Ancora due agnolotti, Frida? Buoni vero? E’ davvero una grande cuoca Mafalda!
-         Ma  sentili! Grande cuoca! Potete ben dirlo! E quella bambina dai capelli rossi arruffati, chi è? Ha un aspetto familiare. Ecco, avevo ben sentito aprire la porta. I miei prigionieri la fanno da padroni, invitano i loro ospiti, e tutti insieme festeggiano con le mie cibarie. E io, Mafalda, la terribile Mafalda, la più vecchia, la più abile, la più temuta di tutte le streghe, devo fare questa ignobile fine? Ingannata e derisa da questi mocciosi…

La  strega era esasperata. La rabbia le rodeva dentro, incontenibile, mitigata solo dai complimenti che aveva sentito. Aveva tirato su così bene i ragazzi: li aveva rifocillati e nutriti a dovere, intrattenuti con giochi e letture edificanti, e loro… maledetti inutili mammoni, cresciuti a patatine e televisione! Aveva preparato loro il bagnetto verde con acciughe e aglio, la torta di cioccolato con pinoli e uvetta, quando questi marmocchi erano abituati a nient’altro che minestrine di dado e pollo arrosto del supermercato! E lei, sciocca, si era lasciata lusingare del loro entusiasmo alimentare! Ripulivano i piatti col pane lasciandoli puliti e lustri, che avrebbe potuto non lavarli! E lei, meschina, quasi si commuoveva a quella vista!
-         Queste gioie non sono per noi streghe! Lusinghe fuorvianti, si perde divista l’obbiettivo. Come ho fatto! Stolta, ingenua! Io li rimpinzavo, e questi pensavano a come liberarsi e, ancor peggio, a come mettere in naso nei miei segreti! Devo trattenermi, devo cercare di placare la mia ira. Ora mi ritiro nella mia stanza a studiare con calma la vendetta. La più terribile delle vendette.
La strega si addormentò, nonostante l’arrabbiatura. In fondo era contenta di sapere che non aveva l’esaurimento e non era stressata, ma solo vittima di bambini che in fondo… erano in gamba, in grado di darle del filo da torcere. Sì, coraggiosi e astuti i marmocchi! Da qualche secolo non trovava qualcuno con cui combattere, tutti avevano troppa paura di lei, e l’idea di uno scontro… la stuzzicava assai.

I bambini stavano finendo il loro pasto, pulendo ben bene col pane i piatti che avevano contenuto gli squisiti agnolotti, quando Alice:
-         Una lucina, guardate, in fondo alla scala…
-         Io non vedo niente. Vi avevo detto di non farla bere…
-         Ho bevuto solo un goccio. E quella era una luce, sicuro. Mi sa che era lei!
Kevin tranquillizzò gli amici:
-         Non può essere.  Si è fatta una dose di tisana maxi. Io ho aggiunto anche un po’ di sonnifero, non si sa mai.
-         Certo che stasera era stanca, e triste  - era di nuovo Alice a parlare. – Mi dispiace, poverina. Non avremo esagerato con gli scherzi? No, al gattino il barolo no, diamogli dell’altro latte…
-         Macchè poverina! - Paolo si era fatto serio -  Se ci scoprisse, chissà cosa ci farebbe! Cosa vi credete? Che ci tenga qui  per mangiare  i suoi agnolotti?
-         Mica lo sa. Li mangiamo di nascosto.
-         Ma quanto può durare questa storia? Avete visto  che pentoloni ci sono qui? Sono enormi. Cosa ci può mettere?
-         Magari le servono per cucinare per tanta gente, per le sue feste.
-         Lasciamo perdere, non capite, siete proprio dei bambini. Cambiamo argomento.
-         Allora che si fa? Giochiamo con i tarocchi di Mafalda? O proviamo qualche nuova formula magica?






Agnolotti

Ingredienti:
Per il brasato:
Un pezzo di manzo per stufato
Aglio
Pancetta
Alloro
Chiodi di garofano
Una cipollina
Barbera
Per la pasta:
farina, uova, acqua tiepida
per il ripieno:
uova
formaggio grana
erbette bollite, insaporite in padella con burro.
Un pezzo di salsiccia, cotto in padella con le erbette.

Preparare lo stufato il giorno prima: praticare delle incisioni  nella carne, e inserire pezzetti di aglio e pancetta.  Infilare i chiodi di garofano nella cipollina. Cuocere la carne con i gusti. Dopo la rosolatura versare un bicchiere di vino. Cuocere aggiungendo brodo, o acqua e dado.
Tritare lo stufato, la verdure e la salsiccia, e mescolare con le uova e il grana grattugiato, salare.
Impastare.
Distribuire il ripieno  sulla sfoglia. Meglio fare gli agnolotti  usando solo  la rotella, e non lo stampo, ottenendo così forme meno regolari.
Condire col sugo di cottura
Varianti per il condimento: mettere nel  sugo un po’ della carne tritata. Oppure: usare il vino come condimento. Oppure burro e salvia, oppure un sugo di carne tipo ragù.
Si possono cucinare anche in brodo. 

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