Mafalda
era stanca. Sentiva il peso dei suoi 353 anni. I bambini le davano un gran da
fare, per via della cucina e della spesa. Doveva persino fare il bucato. I
primi tempi Alice rifiutava di indossare i suoi abitini rosa arricciati se non
perfettamente stirati. Ma una strega è
una strega, mica una casalinga, mica una zia, mica una mamma, mica una nonna. Una
strega ha una sua dignità! Che diamine, quei tre delinquenti si erano impossessati
della sua vita. Mangiavano a quattro palmenti - il che fa anche rima -,
apprezzando per carità le sue doti di cuoca, riconoscimento a cui teneva molto.
Insomma, assorbivano tutte le sue energie, stravolgevano la sua identità. Non
aveva più le sembianze inquietanti descritte sull’enciclopedia o su Wikipedia
alla voce “strega”.
Non
li sopportava più.
La
stanchezza le stava giocando brutti scherzi. C’erano un sacco di oggetti fuori
posto per la casa: aveva trovato le scope magiche in cucina, mentre lei le
aveva messe nel ripostiglio, ne era certa. Qualcuno doveva aver spostato agli
alambicchi. Erano spariti gli unguenti magici. Poi i libri, gli abiti…tutto
fuori posto.
A
volte uno strano miagolio la svegliava di
notte, ma Belzebù era sempre tranquillo ai suoi piedi. Lei si riaddormentava
confusa.
Per
non parlare del cibo. Le sembrava che le scorte finissero anzitempo…
Era
forse… esaurita? Non osava neppur pronunciare questa parola. Esaurita! Non si
doveva sapere in giro, una simile debolezza non sarebbe stata tollerata nel
mondo della magia. Non sarebbe stata più considerata una strega affidabile:
quando mai si era mai vista una strega depressa!
Ma
la crisi di Mafalda raggiunse il culmine allorché, tornando a casa una sera, e si trovò di fronte la povera Morgana….rossa
coi pallini neri, vestita da coccinella: la sua Morgana, così repellente, così
spaventosa, l’essere che più amava! Cosa poteva essere successo a Morgana? E
cosa poteva essere successo a lei, Mafalda?
Scoppiò
in pianto dirotto, cosa che non le era
capitata una sola volta in 353 anni, quando la sua Maestra, la strega
Berengaria, fu mandata al rogo. Si sedette a terra, col viso fra le mani. Belzebù si strusciava contro i suoi abiti e Maya le
leccava le mani, nel tentativo inutile di consolarla. Morgana, a tutto ciò
indifferente, coerente col sangue freddo di un lucertolone, se ne tornò
annoiata sotto il divano: iguana o coccinella, di tutto ciò non le poteva
importar di meno.
La
strega si alzò e andò ad adempiere alle consuete incombenze serali. La cena per i pargoli… e avrebbero dovuto
accontentarsi di minestra di ricotta e frittata, veloci da cucinare. La strega
non ce la faceva più.
-
Strega, cosa
succede? Niente agnolotti stasera?
-
Che voglia di
involtini…
-
E niente dolce?
Di torta al cioccolato non ne hai più? Davvero l’abbiamo mangiata tutta? Strano.
- E si strizzavano l’occhio, da una gabbia all’altra.
-
Ma Mafalda, sei
pallida. Che succede? Ti senti bene?- chiese Paolo con voce finto-preoccupata. Come
sanno essere crudeli a volte i bambini!
-
Il fatto che io
non mi senta bene non vi autorizza a chiamarmi per nome. A proposito, come fate
a conoscerlo?
-
L’abbiamo letto… - e Paolo si morse la lingua. Nel libro di
ricette magiche, stava per dire.
-
Ce l’hai detto
tu, non ricordi? – Alice, furbetta, stava venendo su bene alla scuola dei grandi.
-
Io? Non ricordo?
La mia povera testa dolente…
Ma ora a letto, non vi sopporto più. Sono stanca, filate.
Mafalda
prese una tisana di erbe speciali, quella usata per Biancaneve e pure per la
bella addormentata…roba di primissima…Ne preparò una dose in grado di far
dormire un dinosauro, ma non ci fu nulla da fare, non riusciva a prender sonno,
tanto era disturbata dagli ultimi avvenimenti. E quei ragazzini non la
convincevano: non accusavano il minimo trauma da rapimento o da prigionia,
erano ubbidienti, sempre contenti, troppo gentili con lei, non cercavano mai la
mamma, non parlavano mai di tornare a casa… Poi, troppo svegli… non gliela
raccontavano giusta…
Mentre
cercava di prendere sonno, rimuginando su Morgana vestita da coccinella e scope volanti fuori posto. Era già alla terza
tazza di tisana, ed ecco i soliti rumori. Ma c’era più trambusto del solito.
Sentiva chiaramente dei passi, un parlottare di
bambini… e questo sì, era inconfondibilmente il riso di Alice. Sentì aprire la porta d’ingresso, che lei
aveva sprangato con cura come al solito. Ed ecco il miagolio…
Allucinazioni?
-
Furfanti, vi ho
scoperto! Ora arrivo, e vi farò vedere ben io di cosa è capace la strega
Mafalda!
Una
strega non può, neppure nelle emergenze, presentarsi in camicia da notte ai
suoi prigionieri, sarebbe disdicevole… Quindi Mafalda indossò una vestaglia
lisa e si avvolse nello scialletto. Prese il lume e, facendo schermo con la
mano, scese giù al pian terreno, seguendo le voci.
Ed
eccoli là, in cucina.
-
Ma come hanno
fatto a liberarsi!
I
ragazzi, perfettamente a proprio agio come fossero stati i padroni di casa, avevano
già preso dal congelatore una decina di dozzine di agnolotti e il sugo di
stufato, e si apprestavano a fare uno spuntino notturno.
-
Certo, poveri bambini, stasera gli ho
preparato una cena un po’ leggera! Ma che faccio, mi faccio prendere dai
sentimentalismi?
Ma quella cos’è? Cosa vedono i miei occhi? Una
bottiglia di barolo? E dell’annata migliore, brutti furfanti! No, sciagurati,
che fate, ad Alice il vino no, è piccola!
Ecco lì le cose buone che ho cominciato a preparare per tempo per il sabba.
Certo che le mie scorte finiscono! Finiscono sul serio, questi mi stanno
svuotando la dispensa! Certo che ora capisco tutto, altro che stranezze, altro
che esaurimento!
Mafalda
era diventata tutta rossa, i tratti del viso tirati, i pugni serrati, sembrava
stesse per esplodere:
-
e Morgana, e gli
oggetti fuori posto…
-
Ancora due
agnolotti, Frida? Buoni vero? E’ davvero una grande cuoca Mafalda!
-
Ma sentili! Grande cuoca! Potete ben dirlo! E
quella bambina dai capelli rossi arruffati, chi è? Ha un aspetto familiare. Ecco,
avevo ben sentito aprire la porta. I miei prigionieri la fanno da padroni, invitano
i loro ospiti, e tutti insieme festeggiano con le mie cibarie. E io, Mafalda,
la terribile Mafalda, la più vecchia, la più abile, la più temuta di tutte le
streghe, devo fare questa ignobile fine? Ingannata e derisa da questi mocciosi…
La strega era esasperata. La rabbia le rodeva
dentro, incontenibile, mitigata solo dai complimenti che aveva sentito. Aveva
tirato su così bene i ragazzi: li aveva rifocillati e nutriti a dovere,
intrattenuti con giochi e letture edificanti, e loro… maledetti inutili
mammoni, cresciuti a patatine e televisione! Aveva preparato loro il bagnetto
verde con acciughe e aglio, la torta di cioccolato con pinoli e uvetta, quando
questi marmocchi erano abituati a nient’altro che minestrine di dado e pollo
arrosto del supermercato! E lei, sciocca, si era lasciata lusingare del loro
entusiasmo alimentare! Ripulivano i piatti col pane lasciandoli puliti e
lustri, che avrebbe potuto non lavarli! E lei, meschina, quasi si commuoveva a
quella vista!
-
Queste gioie non
sono per noi streghe! Lusinghe fuorvianti, si perde divista l’obbiettivo. Come
ho fatto! Stolta, ingenua! Io li rimpinzavo, e questi pensavano a come
liberarsi e, ancor peggio, a come mettere in naso nei miei segreti! Devo trattenermi, devo cercare di
placare la mia ira. Ora mi ritiro nella mia stanza a studiare con calma la
vendetta. La più terribile delle vendette.
La
strega si addormentò, nonostante l’arrabbiatura. In fondo era contenta di
sapere che non aveva l’esaurimento e non era stressata, ma solo vittima di
bambini che in fondo… erano in gamba, in grado di darle del filo da torcere.
Sì, coraggiosi e astuti i marmocchi! Da qualche secolo non trovava qualcuno con
cui combattere, tutti avevano troppa paura di lei, e l’idea di uno scontro… la
stuzzicava assai.
I
bambini stavano finendo il loro pasto, pulendo ben bene col pane i piatti che
avevano contenuto gli squisiti agnolotti, quando Alice:
-
Una lucina,
guardate, in fondo alla scala…
-
Io non vedo
niente. Vi avevo detto di non farla bere…
-
Ho bevuto solo un
goccio. E quella era una luce, sicuro. Mi sa che era lei!
Kevin
tranquillizzò gli amici:
-
Non può essere. Si è fatta una dose di tisana maxi. Io ho
aggiunto anche un po’ di sonnifero, non si sa mai.
-
Certo che stasera
era stanca, e triste - era di nuovo Alice
a parlare. – Mi dispiace, poverina. Non avremo esagerato con gli scherzi? No,
al gattino il barolo no, diamogli dell’altro latte…
-
Macchè poverina!
- Paolo si era fatto serio - Se ci
scoprisse, chissà cosa ci farebbe! Cosa vi credete? Che ci tenga qui per mangiare
i suoi agnolotti?
-
Mica lo sa. Li
mangiamo di nascosto.
-
Ma quanto può
durare questa storia? Avete visto che
pentoloni ci sono qui? Sono enormi. Cosa ci può mettere?
-
Magari le servono
per cucinare per tanta gente, per le sue feste.
-
Lasciamo perdere,
non capite, siete proprio dei bambini. Cambiamo argomento.
-
Allora che si fa?
Giochiamo con i tarocchi di Mafalda? O proviamo qualche nuova formula magica?
Agnolotti
Ingredienti:
Per il brasato:
Un pezzo di manzo per stufato
Aglio
Pancetta
Alloro
Chiodi di garofano
Una cipollina
Barbera
Per la pasta:
farina, uova, acqua tiepida
per il ripieno:
uova
formaggio grana
erbette bollite, insaporite in padella con burro.
Un pezzo di salsiccia, cotto in padella con le
erbette.
Preparare lo stufato il giorno prima: praticare delle
incisioni nella carne, e inserire
pezzetti di aglio e pancetta. Infilare i
chiodi di garofano nella cipollina. Cuocere la carne con i gusti. Dopo la
rosolatura versare un bicchiere di vino. Cuocere aggiungendo brodo, o acqua e
dado.
Tritare lo stufato, la verdure e la salsiccia, e
mescolare con le uova e il grana grattugiato, salare.
Impastare.
Distribuire il ripieno
sulla sfoglia. Meglio fare gli agnolotti
usando solo la rotella, e non lo
stampo, ottenendo così forme meno regolari.
Condire col sugo di cottura
Varianti per il condimento: mettere nel sugo un po’ della carne tritata. Oppure:
usare il vino come condimento. Oppure burro e salvia, oppure un sugo di carne
tipo ragù.
Si possono cucinare anche in brodo.
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